La partita dei papà è spiegarlo ai bimbi

La partita dei papà è spiegarlo ai bimbi

«E adesso come glielo spiego?». Notte travagliata per una miriade di papà italiani alle prese con il primo vero impatto con la responsabilità calcistica (quella cosa fondamentale che le mamme non capiscono ma accettano sbuffando). Raccontare ai bimbi che quest'estate l'Italia non sarà al Mondiale, un unicum in 60 anni di storia presa a pedate. E quindi non si può nemmeno usare il trucco classico, «Cosa avrebbe fatto mio padre in questo momento?». Niente da fare per chi sognava tifo sfegatato dal divano, tricolore sul balcone e azioni ricreate sul tappeto verde con gli omini del subbuteo.

Dopo diverse giravolte sotto il piumone e cambi strategici di posizione sul cuscino che neanche Ventura con i moduli della Nazionale negli ultimi mesi, la scelta cade su uno schema d'attacco: la verità tutta e subito, poi ricostruiremo insieme. «Ho una brutta notizia», così bruciante, al risveglio. «Quale papà?». «Sai che ieri sera c'era il ritorno Italia-Svezia?». Un occhio che si apre timido, ma indagatore: «E?». «Ecco, abbiamo perso, cioè pareggiato, insomma non abbiamo vinto e ai Mondiali non ci andiamo». Silenzio meditabondo, poi la logica del quasi seienne, cristallina: «Beh, ma c'è un'altra partita adesso no? Vinciamo la prossima...». Qui, nonostante il rischio lacrima, bisogna andare diretti: «No no, occasioni finite. Era l'ultima, ai Mondiali va la Svezia e noi no». Ormai gli occhi sono aperti entrambi, anzi ha addirittura guadagnato la posizione seduta: «E come facciamo?». Colpo a effetto per superare lo smarrimento del pupo: «Scegliamo un'altra squadra simpatica, tipo l'Islanda che ti piaceva tanto agli Europei e teniamo per quella». L'ottimismo dei piccoli è straordinario: «Ok, ma lo facciamo lo stesso l'album delle figurine?». Per così poco: «Sicuro...».

Con i piccoli, probabilmente, è più semplice. Ma c'è un'intera generazione, chiamiamoli Millennials come usa, quelli nati nei primi anni 2000, che per i festeggiamenti di Berlino erano ancora troppo poco senzienti e, da allora, hanno vissuto solo figuracce mondiali: cacciati dalla Nuova Zelanda in Sudafrica, maltrattati dal Costarica in Brasile. Un plotoncino di italiani che, speriamo, ha una sola vera chance: Qatar 2022. Bisogna sperare in un grande Mondiale d'inverno altrimenti, quando diverranno genitori a loro volta, si troveranno senza ricordi e memorie da trasmettere. I figli del boom li hanno tirati su con i racconti di Pozzo e del doblete vissuto sui gol di Piola. I ragazzi degli Anni di piombo hanno un mito in mente: l'Azteca, Italia-Germania 4-3, l'epica di Nando Martellini e l'impresa sfiorata in Messico.

Quelli degli anni '80 hanno solo sognato con le Notti magiche, sperato e poi pianto insieme a capitan Baresi e al divino Baggio in America e finalmente capito cosa significa essere sul tetto del Mondo a Berlino, rinverdendo il mito di Bearzot, Cabrini, Tardelli, Rossi e Zoff al Mundial '82. Ai ragazzi di oggi resta solo Youtube. Sarebbe anche ora di farli tornare a sognare.

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