Pavia, condannata la donna che voleva vendere il figlio a coppia gay

L’assurda ed intricata vicenda vede coinvolta una coppia omosessuale ed una donna, disposta a “cedere” il proprio figlio dietro compenso

Pavia, condannata la donna che voleva vendere il figlio a coppia gay

Siamo arrivati ad una prima svolta, per quanto riguarda la vicenda che vede coinvolto un legale di Pavia, accusato di aver dichiarato e acquisito la paternità di un figlio in realtà non suo.

Il Gup di Pavia ha infatti riconosciuto la falsità dell’atto di nascita del piccolo, per quanto concerne la paternità, ed ha messo sotto accusa per questo sia l’avvocato che il compagno connivente. Per quanto riguarda invece la madre del bimbo, di nazionalità albanese, è arrivata la condanna ad 1 anno e 4 mesi di reclusione per falso in atto pubblico e l’obbligo di versare un risarcimento a beneficio dello stesso figlio.

L’avvocato avrebbe infatti sposato la donna albanese, quando questa era già prossima al parto, dichiarando poi di essere proprio lui il padre biologico del bambino. Al momento della registrazione all’anagrafe, tuttavia, sarebbero sorti da subito dei forti sospetti, dato che era nota l’omosessualità del legale, che da anni aveva una relazione col proprio compagno. Dalle indagini effettuate successivamente a questi avvenimenti sono stati segnalati dei movimenti di denaro (circa cinquemila euro) dall’avvocato alla madre del piccolo. La donna, dopo una riluttanza iniziale alla collaborazione con gli inquirenti, avrebbe ammesso di avere un accordo con la coppia omosessuale: l’accordo prevedeva la “cessione” del figlio dietro pagamento di un compenso di 70mila euro.

Il test del DNA, predisposto per confermare il quadro ricostruito, ha dato conferma di quanto ormai era evidente: il bimbo non era figlio dell’avvocato ma del compagno della donna, suo connazionale.

Quindi il legale ed il proprio compagno, che hanno optato per il rito ordinario, saranno giudicati a luglio per alterazione di stato, mentre la donna, che ha optato per il rito abbreviato (che consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena), ha già visto emessa la sua condanna.

Niccolò

Angelini, presidente di Arcigay Pavia, ha acquisito il ruolo di difensore della coppia sostenendo che l’intenzione dei suoi assistiti fosse quella di dare un futuro al bambino: i due avrebbero quindi agito solo a scopo di bene.

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