Perché in Sicilia il virus uccide 4 volte di più

Da oggi sull'Isola scatta la zona gialla: l'incidenza della mortalità è 4 volte più alta di quella nazionale. Ecco quali sono i fattori ed il ruolo della vaccinazione

Perché in Sicilia il virus uccide 4 volte di più

La Sicilia, fanalino di coda per il numero di vaccinati, da oggi è la prima regione a tornare in una fascia gialla per aver superato i tre parametri previsti dal Governo: terapie intensive occupate al 12% (massimo consentito 10%), reparti ordinari al 19% (contro il 15%) ed incidenza dei casi positivi, la più alta in Italia, con 200 ogni 100mila abitanti (soglia massima 50). Il problema, però, riguarda l'alto numero di decessi, più alto che altrove.

Perché si muore di più

L'ultimo bollettino recita 1.369 nuovi casi nelle ultime 24 ore e 10 vittime. L'alta circolazione della variante Delta è una semplice operazione matematica: i siciliani vaccinati sono meno di tre milioni e quelli che ancora devono ricevere la prima dose oltre 1,5 milioni. La Sicilia è la regione con il livello più basso di vaccinazioni in Italia ed ecco perché qui il virus circola di più. Più complesso ma dovuto alla stessa ragione il discorso sull'alto numero di decessi: nella settimana appena trascorsa, il tasso di mortalità è stato di 26 casi per milione di abitanti contro la media nazionale di 6 casi ogni milione. Questo significa che in Sicilia il virus uccide quattro volte di più che in tutte le altre regioni. Gli esperti non si sono ancora sbilanciati ma tre fattori sono ritenuti i responsabili: la variante Delta è la più pericolosa delle mutazioni del Covid-19, i vaccinati sono pochissimi e c'è un discreto numero di popolazione anziana. Attenzione, però, perché sono numerosi anche i giovani e le persone di mezza età a finire in terapia intensiva e rischiare la vita.

Si rischia la zona arancione

L'importanza del vaccino viene predicata anche dal governatore regionale, Nello Musumeci, il quale aveva già emesso un'ordinanza che ha portato 55 Comuni dell'Isola in zona arancione, tutti quelli con un bassa percentuale di vaccinati (al di sotto del 60%). "Immagino che nessun siciliano voglia correre il rischio di ulteriori appesantimenti o, peggio, di un nuovo lockdown: la nostra economia non lo vuole e non se lo può permettere. Il mio appello, dunque, è sempre lo stesso: vaccinarsi è un dovere civico, per questo siamo accanto ai Comuni e a tutte le nostre comunità. Questo modello, che inizia con i 55 Comuni, potrà essere adottato anche in altri casi". Insomma, se non si cambia strada sul fronte delle vaccinazioni, gli esperti ritengono che sarà inevitabile una zona arancione per l'intera regione.

Quali sono i pericoli

La pandemia siciliana potrebbe aggravarsi con l'apertura delle scuole che, inevitabilmente, porterà ad un aumento della circolazione del virus fra i giovanissimi e nello loro famiglie. Come riporta Il Messaggero, anche fra i ragazzi fra 12 e 19 anni la Sicilia è indietro con le vaccinazioni poiché la metà dei siciliani in quella fascia d'età risulta non aver ricevuto alcuna dose mentre la media italiana è del 44%. Le province in cui il virus circola maggiormente sono quelle di Ragusa, Enna e Caltanissetta con un livello medio settimanale di 300 nuovi casi ogni 100mila abitanti contro una media nazionale di 77. In realtà, però, il livello del contagio è molto più alto e i casi sarebbero molto di più se si facesse un numero di tamponi alto come in altre Regioni.

Cosa cambia in zona gialla

Molti lo definiscono un "giallo sbiadito" per le restrizioni non proprio degne di questo nome: gli unici cambiamenti riguardano le mascherine all'aperto ed i tavoli al ristorante in cui non potranno stare sedute più di quattro persone per tavolo. Per il resto, non c'è il coprifuoco, non ci sono chiusure di negozi o attività né limitazioni agli spostamenti. In zona gialla, poi, non cambiano le regole rispetto alla zona bianca per teatri, cinema, concerti, musei, stadi, palestre, terme, parchi divertimento, sale gioco. In sostanza, serve il Green pass per accedere. Restano chiuse le discoteche (come in zona bianca) anche se sono autorizzati i servizi di bar e ristorante. Quel che è vietato è ballare in pista.

La zona gialla soft fa preoccupare anche il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, a proposito dei controlli per far rispettare le nuove restrizioni. "Noi ne facciamo circa duemila al giorno. È evidente che in una provincia come quella di Palermo la violazione dell’obbligo di indossare la mascherina può essere talmente diffusa che è difficile intervenire. Nei luoghi in cui si realizza più probabilmente l’affollamento - ha proseguito il prefetto - le forze dell’ordine sono presenti.

Manteniamo in piedi la stessa forza in servizio anche in considerazione della presenze turistiche, facendo particolare attenzione, oltre che alla zona gialla, ai controlli di sicurezza nella attività di balneazione". "Ma - ha aggiunto - non è semplice riuscire a orientare le persone".

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