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Il perdono e il diritto di maledire

Il perdono e il diritto  di maledire

C i dispiace, ma un algoritmo del perdono non è stato ancora inventato. Il parroco invoca clemenza per il padre che ha massacrato le figliolette. Speriamo sia stato ispirato non dalla dottrina ma dalla fede, che è vita; noi, invece, ci fermiamo un attimo prima. Questo perdonismo dilagante ci piace poco: non è che si schiaccia un bottone, con le vittime ancora da accompagnare al sepolcro, e tutto va a posto, come un congegno matematico.

No, non funziona cosi. Può perdonare solo chi è carico di pietà e la pietà, a dispetto dei nostri fraintendimenti, è uno sguardo sul mondo colmo di dolore, ma anche di forza. Sì, la pietà è espressione di una grande forza interiore. Può perdonare solo chi abbia incontrato una misura più grande ed abbia trovato o ritrovato il senso e la direzione di marcia. Il perdono poi arriva, se arriva, dopo un percorso, lungo anche anni e anni, un impegno, un cambiamento, il tentativo se non di cancellare, di attenuare il danno compiuto. Non esistono formule magiche o pozioni miracolose. E non è nemmeno un problema di buoni sentimenti. Abbraccia l'altro che si è macchiato di sangue non chi è più buono ma più strutturato. Serve un supplemento di responsabilità e la capacità, a tratti sovrumana, di caricare sulle spalle il dolore che non se ne andrà. Mai. Se non è così, se il perdono scolorisce diventando un impasto di ipocrisia e voglia di dimenticare, allora meglio girare alla larga. In quel caso, ci teniamo stretto il diritto, biblico, di maledire. Meglio, molto meglio scagliare la nostra rabbia furibonda contro chi ha profanato la nostra casa e sconvolto la nostra comunità, che trasformare una questione terribilmente seria in una rima facile facile e zuccherosa. Da cartiglio dei baci Perugina. Allo stesso modo la società dev'essere attrezzata per poter perdonare; per questo deve avere punti di riferimento precisi e una bussola valoriale che si apra come un ventaglio e bilanci quel che hanno patito le vittime, le pene scontate e la loro certezza, infine la fatica fatta sul sentiero dell'espiazione. Lui, il killer sanguinario, in qualche modo ha chiesto scusa rivolgendo la pistola contro se stesso. Ma non sempre va così. E allora il mantello della misericordia deve essere accompagnato da quello della giustizia. Perché la misericordia non può perdere per strada la giustizia che le cammina a fianco come una sorella.

Insomma, il perdono a comando, con uno schioccare di dita, quasi in diretta, è parte di un catalogo che fa dumping sul mercato delle buone azioni. Pericoloso. Perché dietro le frasi inghirlandate restano la solitudine e il rancore. Il perdono ha un'altra metrica: le parole degli uomini, le lacrime del cielo.

Stefano Zurlo

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