Più infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso nel 2020, ma anche più controlli da parte delle forze dell’ordine. È quanto emerge dal quinto rapporto diffuso dal Viminale e in particolare dall’Organismo permanente che si occupa del fenomeno. “A fronte di una leggera flessione nel periodo Covid pari a -6,30% - si legge - dovuta verosimilmente ai ripetuti lockdown, si è registrato un incremento del 7% delle segnalazioni per operazioni sospette analizzate nel 2020 e un aumento del 9,7% del numero delle società colpite dai provvedimenti interdittivi antimafia nel periodo Covid rispetto all’anno precedente”. Dati che devono, si legge nel report, “anche tenere conto dell’intensificazione dei controlli istituzionali contro le infiltrazioni. I settori immobiliari e del commercio all’ingrosso sono risultati i più interessati dalle variazioni societarie, mentre Lombardia, Lazio, Veneto, Campania ed Emilia Romagna le regioni dove si è registrato, in valore assoluto, il numero maggiore delle variazioni societarie in entrambi i periodi”.
Analizzando i dati relativi alle società colpite da interdittiva antimafia nei due diversi periodi, si evince l’aumento in periodo Covid del numero di società interdette (+9,7%) e di quelle interdette che hanno registrato variazioni societarie significative (+47 %). “L’analisi - si legge nel rapporto dell’Organismo dedicato - si è anche concentrata sui dati di quattro province campione (Reggio Emilia al Nord, Latina al Centro, Cosenza al Sud e Trapani per l’area Isole) e sulle variazioni societarie registrate - nel periodo più limitato 1° ottobre 2020 - 31 marzo 2021 - riferite ai soli codici Ateco Ristorazione e Alloggio, come settori economici particolarmente esposti alla crisi pandemica”. Sono state individuate “fattispecie delittuose specifiche, come i reati fiscali, tributari e i cosiddetti reati spia, sintomatici del pericolo di infiltrazione mafiosa, con risultati che hanno fatto emergere su 2.591 persone coinvolte nelle variazioni societarie nel semestre ottobre 2020 – marzo 2021, 644 soggetti (il 24,8%) con criticità dirette o indirette”. Il prefetto Vittorio Rizzi, presidente dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, ha chiarito: “Siamo consapevoli che i 12 mesi analizzati non costituiscono un lasso temporale statisticamente significativo tanto più che l’ampio ventaglio degli interventi assicurati dallo Stato per contrastare una crisi senza precedenti ha inciso sui parametri economici di riferimento. Gli elementi emersi - ha detto quindi - possono costituire, però, il preludio di ciò che potrebbe verificarsi nell’immediato futuro e sono indizi utili per adottare le conseguenti contromisure a tutela della sicurezza e dell’economia”. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha sottolineato come “il Viminale sta lavorando da più di un anno per rafforzare il cordone di sicurezza intorno alle aziende e alle attività economiche che, proprio in questa fase di riaperture, ma anche di persistente vulnerabilità finanziaria dovuta a una crisi senza precedenti, sono insidiate su più fronti dalla strategia di espansione delle mafie”. La titolare del Viminale ha quindi concluso specificando che “i report periodici dell’Organismo permanente ci consentono di sfruttare al meglio una rete di sensori diffusa in tutto il Paese.
L’ultimo rapporto, il quinto, accende un faro sul fenomeno delle variazioni societarie durante la pandemia come possibili indizi di contaminazioni, fornendo un indispensabile strumento di analisi per prevenire i tentativi di alterazione del mercato, di inquinamento del tessuto economico e di condizionamento degli appalti e delle gare pubbliche”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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