"Il pm di Banca Etruria ​pagato dal governo"

L’aria intorno a Roberto Rossi, il capo della procura di Arezzo titolare dei quattro filoni d’inchiesta che riguardano il crac della Banca popolare dell’Etruria e consulente del governo si fa pesante

"Il pm di Banca Etruria ​pagato dal governo"

L’aria intorno a Roberto Rossi, il capo della procura di Arezzo titolare dei quattro filoni d’inchiesta che riguardano il crac della Banca popolare dell’Etruria e consulente del governo si fa pesante. Ieri Il Fatto Quotidiano ha smentito quanto affermato nei giorni scorsi dal procuratore di Arezzo in relazione alla natura gratuita della sua opera di consulenza. Il magistrato, infatti, finora ha già percepito 7.500 euro lordi: 2.500 per il 2014, 5mila per l’anno in corso. Qualche giorno fa, invece, in un’intervista a un quotidiano, Rossi ha negato di percepire anche un semplice rimborso spese per un incarico "esclusivamente tecnico".

Poi c’è il nodo del rapporto con il governo. La collaborazione con Palazzo Chigi è iniziata con Enrico Letta, ma il magistrato ha compiuto tutti i passi necessari per ottenere la proroga dell’incarico anche con il suo successore, Renzi.

Nel fascicolo curato dal consigliere del Csm Morosini, infatti, ci sono i documenti che attestano come Rossi abbia avanzato la richiesta di proseguire la collaborazione con il governo sia nel 2014, sia nel 2015. Si tratta, in particolare, delle due istanze di "autorizzazione all’incarico extra-giudiziario" di cui Palazzo dei Marescialli sollecitava la ricezione da parte di Rossi per formalizzare il via libera alla consulenza.

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