Processo Yara, l'indizio che inguaia Massimo Bossetti

Nel caso Yara, un ciuffo d'erba potrebbe condannare Massimo Bossetti. Guerra tra accusa e difesa nel processo per stabilire il luogo del delitto

Processo Yara, l'indizio che inguaia Massimo Bossetti

Un indizio fondamentale potrebbe far casacare l'impianto difensivo dei legali di Massimo Bossetti. La sentenza si avvicina (probabilmente l'atto finale si terrà l'1 luglio) e gli avvocati si giocano le ultime carte durante il processo. A far crollare tutto potrebbe essere un ciuffo d'erba che Yara stringeva tra le mani poco prima della morte. Infatti le foto delle polizia sul cadavere mostrano la ragazzina che stringe nel pugno un po' di erba che cersce nel campo di Chignolo d'Isola, dove è stato ritrovato il corpo. Gli inquirenti e l'accusa sostengono che la ragazzina sia stata uccisa proprio lì e poi abbandonata sarebbe morta per le ferite e per il freddo. Ma i legali di Bossetti invece sostengono il contrario, ovvero che l'omicidio sia avvenuto altrove e che successivamente il corpo si stato portato sul campo. Il colonnello dei Ros, Michele Lorusso, il primo a giungere in quel campo, sostiene che il ciuffo d'erba stretto da Yara fosse ancora attaccato al terreno.

Per poi staccarsi una volta portato via il cadavere. Adesso gli avvocati di Bossetti hanno di fatto accusato il carabiniere di falsa testimonianza sostenendo che l'erba provenga da un altro luogo.

Ma a smentire la circostana è Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa che eseguì l'autopsia sul cadavere di Yara: "L'erba che la ragazza stringeva tra le dita è la stessa presente nel campo di Chignolo d'Isola. Yara è stata uccisa lì, lo confermano altre prove effettuate sulla vegetazione e sugli insetti trovati sul corpo".

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