Caro sindaco di Londra, non lo sa, lei, che si sta sempre a metà tra la donna ideale che non si può avere e la donna reale che non si può amare? Quello che accade ogni mattina nella tube della sua città (l'umanità flaccida contro le veneri da cartellone) è la rappresentazione plastica di ciò che accade nella vita. Ma detto questo, da donne reali quali ahinoi siamo, la ringraziamo molto per il grido di dolore sollevato contro i crudeli poster che ritraggono palestrate bionde e d'acciaio. È lodevole, da parte sua, sposare la causa di orde di signore sovrappeso, vagamente gelatinose e abbruttite dal fatto di dovere andare al lavoro (anziché in palestra) e di doverci per di più andare in metropolitana. Anche perché in effetti la tortura è doppia, se non addirittura tripla. La metro, il lavoro, i collant che già scivolano giù da dove erano stati faticosamente fatti arrampicare e le sceriffe in costume.
Quindi te ne stai lì, strizzata in mezzo alla folla, senza poterti muovere e senza poter cambiare canale. E loro, le testimonial delle bevande proteiche, ti fissano sode e sadiche chiedendoti se davvero ti senti pronta per la prova costume. Ecco, questo in effetti è intollerabile. Non siamo certi del fatto che le sgallettate delle diete fossero la priorità di Londra (né di qualunque altra città, a dire il vero) ma questa veemente presa di posizione di Sadiq Khan, degna forse della Brexit, o di qualche altra faccenda del medesimo calibro, ci ha effettivamente fatte sentire meno sole. Come sempre accade in queste vicende però (vedi qualche tempo fa lo spot con Bar Refaeli bloccato in Israele per lo stesso motivo), ci piacerebbe che nessuno (nemmeno il sindaco di Londra) tirasse in ballo motivazioni eccessive. Un paio di tette che ti fissano da un bikini su un cartellone sono un paio di tette che ti fissano da un bikini su un cartellone. Il problema, qui, è che stanno su, più di quelle della media nazionale.
E che sono tutt'altro che «irrealistiche», contrariamente a quanto dice Khan, perché a qualcuna sono attaccate per davvero. Perché qualcuno ce le ha davvero e sono proprio fatte così. Non c'è bisogno di scomodare il femminismo e la dignità delle persone e l'etica e la morale. Se una reclamizza prodotti dietetici è difficile che la espongano coperta dalla testa ai piedi perché sarebbe banalmente demenziale dal punto di vista del marketing. E se una reclamizza prodotti dietetici è difficile che venga scelta con le sembianze della «boneca de Olinda», che è quella gigantesca bambola di gomma che apre il carnevale a Recife. Ma grazie a Dio, alle donne, serve qualcosa di più per sentirsi calpestate. E fa un torto alle donne chi pensa che la loro evoluzione sia ostacolata da un poster di dimensioni reali. Ciò non toglie che queste carogne levigate ci mandino di traverso la giornata, la vita e l'avvenire. Perché ci gonfiano di ansia, invidia, disagio. Perché sollecitano il paragone che è purtroppo un meccanismo involontario del cervello.
E sarebbe come per un uomo vedere, ogni giorno, in metropolitana, il conto corrente aggiornato di Bill Gates, o le «dimensioni personali» di un superdotato comparire su una lavagna magnetica. Le bioniche da réclame ci umiliano, è vero. Ma non perché impediscono alle donne di pensare a cos'altro si possa essere: perché ricordano alle donne com'è possibile essere.
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