Cronache

Renzi il rottamatore: ecco le poltrone traballanti

Il premier ha deciso di iniziare a rottamare la macchina dello Stato: "Sono loro che intasano l'iter delle riforme"

Renzi il rottamatore: ecco le poltrone traballanti

Non è passata nemmeno una settimana dalla carica in pectore di premier e già Matteo Renzi in un dispaccio ha notificato la sua volontà di aggiustare la caliginosa macchina statale italiana. L'ex sindaco di Firenze - come suggerirebbe Libero - ha infatti intenzione di far saltare diverse poltrone tra capi di dipartimenti, capi di gabinetto e capi di uffici legislativi, che secondo Renzi rallentano e affossano la giurisdizione italiana con decreti attuativi impossibili. E così, assieme ai suoi, ha stilato uno dei primi decreti che passerà al neonato consiglio dei Ministri per rompere definitivamente, a suo dire, "un corto circuito dannoso per l'Italia e per l'azione del governo".

Il premier sembra intenzionato a far saltare almeno 25 poltrone. Iter già inizato con la nomina di Graziano del Rio a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha a sua volta ha richiesto le dimissioni di Roberto Garofali, a subentrerebbe Mario Bonaretti, Direttore dell'Area Ingegneria a Reggio Emilia. Traballante anche il posto di Filippo Patroni Griffi alla Pubblica amministrazione, come quella di Rosanna De Nictolis - Ambiente -, Marco Lipari - Beni Culturali -, Goffredo Zaccardi - Sviluppo Economico -, Carlo Deodato - capo dell'ufficio Legislativo -, Alfredo Storto - capo del legislativo alla Funzione Pubblica -, Antonio Catricalà - già segretario generale e sotto segretario a Palazzo Chigi -, Mario Alberto di Nezza - capo di gabinetto alla Sanità -, Giacomo Aiello - Infrastrutture - Daniele Cabras - Economia -. Grande rischi anche - secondo Repubblica - per Francesco Tomasone, capo di gabinetto dal potere forte, dalla grande influenza con Ministero del Welfare e dententore di ottimi rapporti col governo Napolitano.

Intanto, si fa trepidante l'attesa per la famosa lista con la quale Renzi dovrebbe rimpiazzare la cattiva amministrazione italiana responsabile del dissesto giuridico e finanziario nel Belpaese.

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