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A Rimini la preside vieta jeans strappati e ciabatte a scuola

La preside dell'istituto Da Vinci Belluzzi di Rimini: "Bisogna recuperare decoro e rispetto. Forse abbiamo allargato le maglie un po' troppo"

A Rimini la preside vieta jeans strappati e ciabatte a scuola

"Ogni luogo comporta un atteggiamento adatto, esistono contesti formali e informali, in base a cui si sceglie come vestirsi": parole sacrosante che potrebbero sembrare ovvie, quasi banali, ma che forse non è inutile ripetere, pensa la preside dell'istituto Da Vinci Belluzzi di Rimini.

La dirigente scolastica, intervistata dal Corriere della Sera, spiega perché ha deciso di introdurre un codice di abbigliamento per i ragazzi del suo istituto, dopo che con gli anni i look si sono fatti via via sempre meno consoni all'istituzione scolastica.

Basta quindi jeans strappati, magliette stracciate, pantaloncini corti, cappellini e ciabatte: regole elementari di rispetto per il luogo dove si studia, per gli insegnanti, gli altri studenti ma soprattutto per sé stessi. "Non ingeriamo nella vita dei privati né ne facciamo una questione estetica - ragiona la preside - Ma decoro e rispetto vanno recuperati. Forse abbiamo allargato le maglie un po' troppo e invece gli studenti devono ricordare che la scuola è un'istituzione pubblica, dove si trasmettono valori e dove si educa a principii."

La linea rossa è appunto

tracciato fra l'interno e l'esterno delle aule: "Se vanno in gita, o al parco, o al pub, possono fare quello che vogliono". E a chi la accusa di eccessiva severità la dirigente scolastica risponde: "Così li prepariamo al futuro".

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