Sei giorni (s)filati È tutto un prêt à porter...

Dopo New York è la volta di Milano (prima di Parigi) In calendario 68 sfilate. Cucinelli: «C'è un nuovo risveglio»

Sei giorni (s)filati È tutto un prêt à porter...

«Si respira un'aria più fresca, una specie di risveglio etico, estetico ed economico» dice Brunello Cucinelli. L'imprenditore-filosofo crede da sempre nel pensiero positivo, ma stavolta non è il solo a manifestare un cauto ottimismo: la fashion week milanese comincia sotto una serie di buoni auspici dopo anni di mugugni e malumori corali.

In calendario da oggi fino al prossimo lunedì abbiamo ufficialmente 68 sfilate (in realtà sono 74, ma questa è una delle tante cose su cui sono tutti più realisti del re) 80 presentazioni e 25 preview o conferenze stampa che dir si voglia.

Certo l'overdose d'informazioni rischia di uccidere qualsiasi curiosità ma almeno così facendo si riescono a coprire tutti gli eventi, anche quelli fuori orario.

Vogliamo però dire una volta per tutte che non tutti dovrebbero sfilare? Abbiamo contato per difetto 25 appuntamenti inutili, cinque così così e due proprio dannosi per l'immagine del made in Italy nel mondo. Superfluo fare i nomi che tanto sono sulla bocca di tutti, ma certo è assurdo che un giovane fenomeno come Puglisi sfili oggi alle 19 (quindi in orario punitivo per stampa e televisione nazionale) mentre almeno cinque dei suddetti marchi inutili e addirittura lesivi della nostra immagine internazionale blocchino da anni gli stessi slot della mattina, i più utili al business. Detto questo nessuno invoca provvedimenti radicali tipo dire tu sì e tu no: abbiamo un sacro rispetto della libertà di tutti.

Solo dovremmo fare come fanno gli americani che in programma hanno 280 appuntamenti, anche quattro alla stessa ora salvo nei casi dei brand tipo Hilfiger, Donna Karan, Ralph Lauren, Marc Jacobs e Michael Kors che sfilano giustamente nella beata solitudo dei grandi.

Un altro modo per razionalizzare il programma sarebbe tagliare i tempi morti degli spostamenti tornando alle origini, cioè alle sfilate concentrate in un'area circoscritta. A Milano era la Fiera (prima in piazza 6 febbraio, poi in via Gattamelata) mentre a Parigi era la Cour Carrè du Louvre cui è seguito negli anni Novanta il magnifico centro costruito proprio sotto la Piramide di Pei. New York è arrivata buon ultima prima con i tendoni di Bryant Park e poi con il Lyncoln Center che dal prossimo settembre verrà abbandonato. Pare che la decisione sia stata presa per le proteste degli ambientalisti di Central Park che vedevano minacciato l'ecosistema del polmone verde di Manhattan dall'incremento di traffico in zona. Se così fosse sarebbe davvero paradossale perché già adesso siamo costretti a un insensato su e giù per una delle città più trafficate del mondo, figuriamoci se tolgono l'unico centro di gravità permanente modaiolo.

A Parigi dove è già successo da un paio d'anni sono praticamente al collasso, mentre a Milano siamo un po' avvantaggiati dalle dimensioni più contenute della città. Comunque se Wystan Auden chiedeva «la verità vi prego sull'amore» noi chiederemmo la verità sul programma. Non è vero che abbiamo 6 giorni pieni, ma cinque e mezzo sono meglio dei quattro scarsi dell'ultima tornata. È invece verissimo che si respira un'aria più leggera e ci sono tutti i presupposti perché questo 2015 sia l'anno della svolta positiva. I dati parlano chiaro. Per prima cosa il cambio dollaro/euro a 1.14 è tornato sotto i livelli d'esordio della moneta unica europea (il 4 gennaio 1999 era 1.18) e quindi oltre favorire l'export, darà un freno fisiologico all'import.

Tanto per dare un'idea ogni giorno esportiamo merce per 115 milioni di dollari negli Stati Uniti, che corrispondono a 34 miliardi di dollari all'anno. Il 16 per cento di questa quota è moda, il petrolio dell'Italia. Poi c'è il prezzo del petrolio - quello vero - dimezzato negli ultimi sei mesi a tutto vantaggio delle nostre imprese. Cucinelli e gli altri imprenditori dicono inoltre che la decisione di Draghi d'immettere nuova moneta sul mercato Europeo faciliterà l'accesso al credito per le piccole e medie aziende. Tutto vero. Tutto bello. La cosa più importante, però, sarà recuperare una buona volta l'orgoglio patrio impedendo agli stranieri di fare i fenomeni sul nulla.

Noi italiani siamo i più bravi del mondo a fare moda, abbiamo mani sapienti e il bello nel DNA. Tutto il resto è fuffa.

Nuovi: Vivetta, Philosophy, Giannico, Co|te, Coliac, Hache, Capucci, Philippe Model Paris, V°73, Rubeus, Chiara Ferragni

Sono le sedi storiche: Palazzo Giureconsulti, Palazzo Clerici (Sala Tiepolo) e Palazzo Reale (Sala Delle Cariatidi)

Sono le conferenze di presentazione degli eventi. Chi preferisce guardarli da casa può seguire su milanomodadonna.it

La crescita del comparto nei primi 10 mesi dell'anno, inferiore alle attese. L'export è cresciuto del 5%

Sono le collezioni che verranno presentate durante 76 eventi dedicati e 68 sfilate. Da oggi a sabato

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