Un mare di paradossi. La stagione balneare in Puglia è di fatto aperta dalle favorevoli condizioni del tempo – un assaggio d’estate con largo anticipo – ma gli stabilimenti, molti diventati negli ultimi anni assai trendy per il turismo italiano, restano inesorabilmente chiusi.
La Regione Puglia, infatti, non ha le risorse necessarie a realizzare, attraverso l’Arpa (l’Agenzia regionale per l’ambiente), i campionamenti delle acque in periodi al di fuori di quelli fissati dall’ordinanza di balneazione (1 maggio – 30 ottobre, lo stesso arco di tempo del 2015). In altri termini, alla Regione Puglia mancano i 60mila euro (tale la spesa mensile per i rilievi ambientali in mare) necessari ad assicurare la salubrità delle acque ai bagnanti nei mesi dell’anno al di fuori dell’ordinanza. Nei prossimi giorni sarà varata dalla Regione una nuova ordinanza di balneazione ma, secondo le indiscrezioni offerte dalla stampa regionale, non dovrebbero esserci grosse novità.
E c’è anche un’emergenza sicurezza da affrontare: la Puglia non potrebbe imporre l’obbligo di un defibrillatore negli stabilimenti balneari perché gli operatori hanno candidamente ammesso di non avere il tempo sufficiente a preparare il personale all’utilizzo del mezzo di emergenza. Insomma, soldi e tempo sono due grandi limiti per le spiagge private pugliesi, visto che sembra impossibile, almeno quest’anno, cambiare il corso delle cose. Stabilimenti privati aperti tutto l’anno, ma “frenati” dal divieto di fare il bagno fuori dal periodo previsto dall’ordinanza, anche se c’è un sole d’agosto, perché non si può garantire la qualità dell’acqua causa la mancanza di fondi da girare all’Arpa per le analisi. Per chi infrange le norme c’è il ritiro della concessione.
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