Quel talento che va oltre la classe

L'Italia di Antonio Conte ha dentro qualcosa che agli altri manca

Quel talento che va oltre la classe

Quest'Italia ha qualcosa dentro, dice Antonio Conte. Vuol dire grinta, voglia, forza, testa. Quest'Italia ha anche qualcosa fuori: intelligenza, organizzazione, corsa, tecnica, tattica. Una squadra che ieri ha giocato a calcio, ha vinto contro la Spagna che quattro anni fa ci aveva battuti in finale all'Europeo di Ucraina e Polonia, che ci aveva buttato fuori ai rigori otto anni fa all'Europeo di Svizzera e Austria. La Spagna considerata per anni la squadra più forte del mondo.

Siamo nelle prime otto d'Europa che per come ci era stato presentato questo Europeo da una grossa parte della critica era un risultato inimmaginabile. Ci siamo, avendo dominato ieri. Giaccherini, Parolo, Pellè, Eder, De Sciglio, tutti considerati mediocri alla vigilia che stanno giocando da giocatori veri, forti, tosti. Giusti. Come De Rossi che ieri s'è portato a spasso uno dei centrocampi più forti di sempre (quello spagnolo). Dove sono i critici adesso? Stiamo dentro, abbiamo chiuso le valigie per andare a Bordeaux, per citare la frase portafortuna di Sky al Mondiale 2006 e ripetuta ieri alla fine della telecronaca con la Spagna. Lì sabato troveremo la Germania campione del mondo, che è altra cosa rispetto a quella che umiliammo a Dortmund dieci anni fa. Siamo diversi anche noi. Per qualcuno abbiamo meno talento. Forse è più giusto dire che abbiamo un talento diverso. È l'organizzazione, è mettersi al servizio di un'idea di gioco, è la classe della giocata giusta, non della giocata bella. È il talento di chi sta in panchina, a guidare tutti. L'avevamo detto all'inizio di questo Europeo: Antonio Conte è un allenatore diverso. Speciale. Uno che insegna calcio, come dice spesso. Ha ragione e l'ha dimostrato una volta di più ieri con un capolavoro tattico, un mosaico di intelligenze sovrapposte e affiancate. È il trionfo del calcio contemporaneo. Chi vede in questa squadra solo l'arte di difendersi ieri deve aver visto una partita diversa. E deve avere qualche pregiudizio. Che già essere forti in difesa sarebbe un talento. Ma qui, in questa squadra, non è l'unico. Essere una squadra è uno di questi e chi ha avuto la fortuna di essere a Coverciano il giorno del raduno l'ha capito subito.

Essere tra le 8 più forti d'Europa avendo preso la parte più sfortunata del tabellone, significa che il nostro calcio è più vivo di quello che abbiamo sentito dire in giro in questi ultimi tre anni. Arriveremo dove arriveremo, adesso. Dove meriteremo e può essere ovunque. Semplicemente: godiamocela.

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