Non il "generale" a capo della rete di traffico di migranti, ma uno dei personaggi attraverso il quale viene favorita l'immigrazione clandestina.
Lo hanno stabilito i giudici che hanno processato Medhanie Tesmafarian Behre pensando fosse Mered Medhanie Yedhego. L'uomo era stato arrestato in Sudan ed estradato nel 2016 in Italia con l'accusa di reggere le redini di una organizzazione transnazionale che gestisce il traffico di esseri umani tra l'Africa e l'Europa, ma oggi il tribunale ne ha disposto l'immediata scarcerazione dopo tre anni di detenzione.
Si è trattato quindi di uno scambio di persona. Bere, però, non sarebbe un semplice falegname, come voluto dalla sua difesa: è stato infatti comunque condannato a cinque anni per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. E ora - nonostante la condanna - il suo legale è pure pronto a chiedere l'asilo in Italia: "Non sono stupito, noi diciamo da anni che Mered non è il trafficante di esseri umani che indica la Procura", ha detto all'Adnkronos l'avvocato Michele Calantropo, "Mi spiace solo che da anni giri un latitante che continua i suoi traffici loschi".
"Che l'imputato sia un trafficante di esseri umani viene stabilito dalla sentenza della Corte d'assise che per
questo lo ha condannato a 5 anni attraverso le prove raccolte successivamente all'arresto. Per il resto, attendiamo il deposito delle motivazioni", ha detto il pm Francesco Lo Voi, che si riserva così di fare ricorso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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