Cronache

Ha diritto al Green Pass ma non glielo danno. Lo strano caso di un dottore

L'incredibile storia di un medico che non riesce ad ottenere il green pass nonostante sia in regola. Questo perché il sistema informatico per ottenerlo, non riconosce il suo caso. Come lui centinaia di persone in tutta Italia

Ha diritto al Green Pass ma non glielo danno. Lo strano caso di un dottore

C’è chi il green pass non lo vuole e lo considera una misura discriminante e chi invece ha le carte in regola per averlo ma rifiutano di darglielo. È quello che è successo al dottor Francesco Roselli, Otorino presso l’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina di Roma. Vaccinato con la prima dose, ha poi contratto il Covid (secondo l’AIFA e secondo l’OMS aver contatto con il virus equivale ad una dose vaccinale, pertanto vaccino-Covid o Covid-vaccino equivale allo stesso modo a doppia dose vaccinale, ndr), ma per la legge non può averlo. Questo perché non risulta in regola con due dosi somministrate, o con Covid e dose di vaccino, uniche due formule nel suo caso, contemplate nel sistema informatico per poter ottenere il green pass. A raccontare l’incredibile caso è proprio lui, nella speranza che qualcuno risolva la questione, che riguarda anche centinaia di casi simili al suo, che ci sono in tutta Italia.

Dottore può raccontarci cosa è successo?

“Non ho il green pass, non per mia volontà ma perché lo Stato non me lo fornisce. Di fatto c’è una categoria di persone che pur avendo i requisiti di legge, ovvero la prima dose di vaccino e aver contratto il Covid, non lo ottiene e nessuno sa spiegare perché”.

Com'è possibile?

“Essendo un medico, quindi una delle prime categorie ad essere state vaccinate, ho fatto la prima dose del vaccino Pfizer il 9 gennaio 2020. Il 18 gennaio sono risultato positivo al Covid, che ho contratto per fortuna in forma leggera. Con me anche la mia compagna, medico in un altro ospedale di Roma. Quando mi sono rivolto al mio medico curante, che doveva inviare la certificazione di avvenuta guarigione, è sorto il problema. Quello che mi ha spiegato è che i due organi che dovrebbero comunicare al Ministero della Sanità che sono, il sistema Ts (Tessera Sanitaria) e il sito Salute Lazio, praticamente non si interfacciano e non si scambiano i dati. Questo significa che per un sito mi manca una dose di vaccino, e quindi non ho completato il ciclo, per l’altro ho avuto il Covid ma non ho fatto una dose di vaccino”.

Sembra impossibile che non si scambino i dati, trattandosi sempre di vaccinazioni...

“Questo è quello che mi ha spiegato sia il mio medico di base, ma anche chi mi ha risposto al numero 1500, che dà le informazioni sul Covid. Mi hanno detto che per il sistema informatico io sarei in regola solo se avessi contratto prima il Covid, e poi fatto la dose di vaccino. Il contrario, come nel mio caso, non è contemplato. È proprio come dire, un iter, un’impostazione del sito che non prende in considerazione questa ipotesi, ovvero tutte quelle persone che dopo la prima dose di vaccino hanno avuto il Covid”.

Però a livello di copertura sanitaria lei non dovrebbe fare più niente.

"Esatto. Ho parlato anche con la Direzione Sanitaria del mio Ospedale e anche con l’Aifa, che mi hanno risposto confermandomi che a livello di copertura sono a posto, e non devo fare più niente. Ho anche fatto un’analisi e mostrato la conta degli anticorpi, ma nonostante questo, non posso avere il green pass. Ad un certo punto il mio medico di base ha alzato le braccia, perché davvero non sa più in quale modo inviare i dati al Ministero della Salute per far generare i codici. Mi ha raccontato di aver avuto anche un problema con un’altra sua paziente in un caso diverso dal mio. Questa signora aveva fatto la prima dose di vaccino in un AB vaccinale, in seguito la seconda dose era stata fatta da lui. Il sistema non riconosceva questa differenza e lui per poterle far avere il green pass, ha dovuto “forzare il sistema”. Si è preso un’enorme responsabilità, sostenendo che entrambe le dosi erano state fatte da lui. In quel caso il sistema ha dato l’ok, ma in realtà le cose non sono andate così. Nel mio caso, anche se non sarebbe corretto, neanche si può fare questa forzatura, perchè non è proprio contemplato".

Oltre informazioni inviate dal medico, il green pass si può ottenere anche direttamente dal sito del Ministero.

“Ho provato a fare anche quello, quando si è dato il via ai cosiddetti Authcode. Ma nella tendina a scorrere che bisogna attivare, ci sono soltanto due voci: doppia dose di vaccino, e guarigione con conseguente dose di vaccino. Non è contemplato niente altro”.

In termini pratici questo cosa le comporta?

“Per fortuna posso andare al lavoro, e la Direzione Sanitaria mi ha anche assicurato che nelle prossime riunioni che faranno con il Ministero della Salute, chiederanno come risolvere la situazione. Per quanto riguarda la mia vita privata, ad oggi non posso fare molte cose. Non posso andare in palestra, al cinema a teatro. Non posso andare a mangiare in un ristorante al chiuso, non posso prendere l’aereo, il treno, insomma le cose importanti nella vita di tutti i giorni. Grandi limitazioni della mia libertà, come se fossi un no vax. In vacanza quest'estate sono andato in montagna, e sia io che la mia compagna che è nella mia stessa situazione, volevamo visitare un museo. Abbiamo provato a parlato con la direzione esponendo il problema, e pur comprendendo, ci hanno detto che purtroppo senza green pass non potevamo comunque entrare”.

Quante altre persone che lei sappia, sono nella sua stessa situazione?

“A parte la mia compagna, nel mio ospedale ci sono almeno altri quattro medici che conosco personalmente. Potrebbero comunque esserci anche paramedici o infermiere, di cui non sono a conoscenza. Ho anche fatto un po’ di ricerche, e sui social ho trovato moltissime altre persone con lo stesso problema. So anche di un avvocato che vuole far causa al Ministero, perché lavorare per lui è impossibile senza green pass. Sono arrivato al punto che se mi dicessero di fare un’altra dose, pur di uscire da questa situazione, la farei”.

In quel caso sarebbe il primo in Italia ad aver fatto la terza dose vaccinale.

“Ovviamente quello che ho detto è una provocazione, non lo farei, e non è neanche contemplato al momento. Però parlando per assurdo, se la facessi, per me sarebbe come una terza dose, mentre per lo Stato risulterebbe invece come seconda, e potrei ottenere il green pass”.

Oltre al suo medico di base a chi si è rivolto?

“Al Ministero, alla Asl, ma non sanno cosa rispondermi. Mi hanno dati alcuni indirizzi mail, e dei numeri di telefono. Ho scritto e chiamato, ma nessuno ha risposto. Una mia amica avvocato ha inviato per me due pec legali all’avvocatura del Ministero. Non hanno risposto neanche a lei. Io non voglio dare consigli a nessuno, ma per risolvere questa cosa sarebbe sufficiente anche un ragazzo appena laureato in informatica. Bisognerebbe aggiungere solo un’altra dicitura: vaccino e guarigione. Risolverebbero tanti casi”.

Quindi dal 6 agosto lei è in qualche modo bloccato non per sua volontà.

“Anche qui avrei da ridire, nel senso che non si può far uscire un provvedimento ad agosto quando non c’è nessuno che fornisce informazioni in caso di problemi. Nel momento in cui si decide l’obbligatorietà di un documento, come di fatto è il green pass, tutte le posizioni e le variabili devono essere contemplate. Altrimenti significa che qualcosa davvero non funziona. Vorrei aggiungere una cosa, io pur in regola non posso averlo, ma c'è anche chi lo ha e comunque può infettare. Questa estate una conoscente di alcuni miei amici, in vacanza con loro in Grecia, ha contratto il Covid ed è tornata in Italia in aereo con il green pass, seppur infetta. Ma per lo Stato era in regola. Stessa cosa per alcuni medici che conosco. Hanno il green pass fatto con due dosi di vaccino, ma hanno contratto lo stesso il Covid. Non so se lo abbiano fatto, ma comunque avrebbero potuto girare, andare in luoghi al chiuso, prendere aerei o andare al cinema.

Per la legge con il greeen pass in mano erano a posto".

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