Trump pensa al "Patriot party". E i Repubblicani ora tremano

Ritornerò. Ritorneremo. La porta della Casa Bianca che si chiude alle spalle. Sulla scrivania una lettera per Joe Biden, come vuole la tradizione

Trump pensa al "Patriot party". E i Repubblicani ora tremano

Ritornerò. Ritorneremo. La porta della Casa Bianca che si chiude alle spalle. Sulla scrivania una lettera per Joe Biden, come vuole la tradizione. Un presidente va, un presidente arriva. Un buona fortuna lasciato lì senza fare nomi. Le parole di Melania, il vestito nero, con un non detto che si legge in faccia: finalmente è finita. Per lui no, per il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti questo non è un addio. Non lo è nella sua testa. «Speriamo che sia un arrivederci». «Continuerò a lottare per voi». «Ritornerò in un modo o nell'altro». Ecco le tre frasi che non chiudono la partita. Allora si sta qui a ragionare e immaginare il futuro di Donald Trump. Con chi torna? Davvero pensa di sfidare di nuovo la classe dirigente a stelle e strisce nel 2024? Cosa farà lui e cosa faranno i Repubblicani?

Torna così l'ombra del partito di Trump. Lo avrebbe confessato, secondo il Wall Street Journal, ai suoi più stretti collaboratori. Il nome è quello evocato da tempo: Patriot Party. Ora bisogna capire se è la solita minaccia, se non mi candidate faccio come Ross Perot, o ci crede davvero. Qui si aprono vari scenari. Il punto di partenza è che Donald non è l'imprenditore texano. Ha un'altra forza. Nel suo bagaglio ha i 75 milioni di voti con cui ha perso contro Biden. Quanti sono suoi e quanti dei repubblicani? Al momento, dicono i sondaggi, sempre che uno ci voglia credere, l'80 per cento sono ancora trumpiani. Non è detto che tra quattro anni sia ancora così. Di certo c'è che la caduta di Trump non cancella tutto il suo consenso e questo è un problema.

Ross Perot nel 1992 con il suo 17 per cento dei voti affossò Bush padre. Nel '96 si accontenta del 9 per cento e con il Reform Party cancella le ultime illusioni di Bob Dole. Vince sempre Bill Clinton. È quella che nella scienza politica viene chiamata «legge di Duverger». Il sociologo francese teorizzò negli anni '50 che nel sistema politico statunitense non c'è posto per un «terzo partito». Non lo permette la legge elettorale maggioritaria. Chi ha la maggioranza relativa nello Stato dove si gareggia si prende tutto. Le acque non sono abbastanza profonde per il pescecane alternativo. Quello più piccolo serve solo a far perdere uno degli altri due.

Trump, però, che squalo è? Il Grand Old Party non può dare tutto per scontato. Un terzo partito trumpiano, semmai dovesse presentarsi sulla scena, potrebbe essere pericoloso. La democrazia americana non è quella di due secoli fa, i grandi partiti però non sono eterni. I Federalisti di Alexander Hamilton e John Adams si sono estinti e al loro posto sono spuntati i Whig, che a loro volta sono stati seppelliti dal movimento dei Free Soil che avanzava dalla frontiera del West per trovare casa e nome con la vittoria di Abraham Lincoln. È proprio lì che nasce, nordista e abolizionista, il Partito Repubblicano. È lì che comincia la sfida tra i due figli illegittimi e rivali di Thomas Jefferson. Democratici e Repubblicani. È la storia di continue metamorfosi. I Democratici, per dire, nascono con il generale Andrew Jackson, il patriarca dei populisti.

Non ci possono essere tre partiti, ma l'ultimo arrivato può ammazzare il suo fratello maggiore. Non è detto che non possa accadere di nuovo. Solo che è raro, parecchio raro. L'ultimo a provarci seriamente fu un grande presidente come Theodore Roosvelt, che si ripresentò nel 1912 e con il Progressive Party prese più voti del candidato repubblicano. Solo che a vincere fu il democratico Wilson e la storia fini lì.

Il dilemma con Trump si è riaperto. Il Gran Old Party non può cancellare i voti di Donald. Non può rinnegarlo. Ci deve fare i conti.

C'è un Trump personaggio, con le sue cadute e i suoi atteggiamenti difficili da digerire, ma ci sono anche le questioni che Trump ha aperto che non si possono ignorare. La scommessa è trovare un leader, al momento nascosto, in grado di superare Trump senza tradire i suoi elettori. Il Patriot Party è un'idea che non conviene a nessuno. È il fantasma del terzo partito.

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