Cronache

"La verità su Denise cercatela in Sicilia". Quella pista familiare che coinvolse la sorellastra

Il settimanale oggi ripropone l'intervento del magnate albanese Pacolli che collaborò alle ricerche di Denise Pipitone. "Cercatela in Sicilia", disse al tempo

"La verità su Denise cercatela in Sicilia". Quella pista familiare che coinvolse la sorellastra

Questa sera, in diretta tv, sarà comunicato l'esito della comparazione del gruppo sanguigno di Olesya Rostova con quello di Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone. Intanto, tra conferme e smentite, si rincorrono le indiscrezioni relative alla presunta identità della 20enne russa che, stando a quanto riferiscono fonti a vario titolo, potrebbe rispondere al nome di "Angela". Nell'attesa di scoprire l'evoluzione della vicenda, e al netto di ogni possibile rumors, l'eco della "pista familiare" nel caso della misteriosa scomparsa della bimba di Mazzara del Vallo sembra essere tornata in grande spolvero. A rilanciare la suggestione è la rivista Oggi che, sul numero in uscita domani, racconta tutti i retroscena più intricati del caso.

"La verità cercatela in Sicilia"

A poche ore dalla verità, il settimanale rievoca l'intervento nella vicenda e le decise conclusioni del magnate albanese Behgjet Pacolli, ex marito di Anna Oxa ed ex presidente del Kosovo. Esperto in casi di rapimenti internazionali, Pacolli offrì il suo contributo per le ricerche della piccola Denise nel periodo caldo dell'indagini. "Denise non è mai transitata in un Paese balcanico - decretò il magnate albanese al termine della sua attività investigativa - Sono in grado di assicurarlo dopo mesi di viaggi, contatti, rapporti con i capi dei nomadi dell’Europa balcanica, emissari che hanno scandagliato quel mondo, dal Montenegro alla Macedonia, dalla Bosnia all’Ucraina alla Bulgaria fino alle Repubbliche asiatiche dell’ex Urss. E neanche in Russia. Ho avuto garanzie precise, grazie ai miei agganci con il mondo slavo e con quello dell’Asia interna. Bisogna cercarla altrove. Bisogna capire le cause del rapimento. Solo così si scoprirà la verità". Poi una chiosa al vetriolo: "La scomparsa di Denise è un affare di famiglia. La verità cercatela in Sicilia".

La pista familiare

Al tempo delle indagini, gli investigatori batterono anche la "pista familiare" dal momento che Denise era nata da una relazione extraconiugale tra Piera Maggio e Piero Pulizzi. Agli atti dell'inchiesta finirono alcune intercettazioni telefoniche e ambientali di Jessica Pulizzi, sorellastra della bimba. Nello specifico, il contenuto di una telefonata intercorsa tra la ragazza, al tempo minorenne, con la sorella Alice nel 2004: "A casa cià purtai" - "L'ho portata a casa'' - fu una delle espressioni sotto accusa. Secondo gli inquirenti, Jessica poteva aver giocato un ruolo fondamentale nel rapimento Denise: fu sospettata di aver rapito la bimba e di averla consegnata poi ad una famiglia nomade. Tuttavia, la giovane fu assolta in tutti i gradi di giudizio nel procedimento che la vide protagonista.

"Sono convinto della mia tesi"

Tra i sostenitori della "pista familiare", che vedeva coinvolta la sorellastra di Denise, Jessica Pulizzi c'è anche l'ex Procuratore Alberto Di Pisa. "All'epoca la nostra tesi era quella, che poi abbiamo portato a giudizio, che Jessica Pulizzi, figlia maggiore del padre biologico della bimba, abbia sottratto la piccola e l'abbia consegnata ad altri - ha dichiarato ad AdnKronos- Ma è stata assolta sia in primo che in secondo grado". L'ex Procuratore Di Pisa si dice ancora convinto della sua tesi sulla sorellastra di Denise. "Sono convinto che tutto nasca da lì - dice - Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto. Ma era un processo indiziario, non c'erano prove evidenti". DI Pisa pensa anche che la bambina avvistata il 18 ottobre 2004 al Duomo di Milano fosse l'unico avvistamento "vero". "Secondo me era davvero lei - dice - perché in foto aveva un taglietto sul viso, proprio come la piccola Denise".

E si dice convinto che "se dovessero emergere fatti nuovi c'è sempre la possibilità di fare una revisione del processo" .

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