Cronache

"Vi racconto la mia Fiera con la mascherina per il Coronavirus"

La Messe Frankfurt 2020 è iniziata oggi nella metropoli tedesca e per 4 giorni è uno degli snodi commerciali più importanti del mondo. Il racconto di un buyer

"Vi racconto la mia Fiera con la mascherina per il Coronavirus"

La Messe Frankfurt 2020 è iniziata oggi nella metropoli tedesca e per 4 giorni è uno degli snodi commerciali più importanti del mondo per quanto riguarda i beni di consumo: nell’edizione 2019, per capirci, sono arrivati 136mila buyers da 166 Paesi, muovendosi tra 4.451 espositori su oltre 300mila metri quadrati di Fiera. Si va dal dining, cioè tutti gli articoli per apparecchiare tavola oltre agli utensili da cucina e agli accessori per pulire casa. Si passa al living, cioè articoli di arredamento e poi al living, idee regalo per la casa. “La Fiera Ambiente di Francoforte è un punto di riferimento mondiale per gli importatori di articoli per la casa, arredo, decorazione e simili. Mai visto un deserto simile”.

Giuseppe Palma è il buyer della Star Import di Genova, 8mila clienti in tutta Italia e circa 300 dipendenti; non crede ai propri occhi. La situazione è davvero così complicata?

“Sono sul mercato da 25 anni, non avevo mai visto una cosa simile. Molti espositori cinesi non si sono presentati, il 30% degli stand erano vuoti, scene desolanti. Ma quasi la metà dei visitatori non si è visto. Molti spazi nei corridoi, tra gli stand. E pochissima gente. Se penso all’anno scorso, bisognava farsi largo nella folla anche solo per passare”.

Tutti in mascherina come in un film?

“Le usiamo assolutamente, anche se non sono obbligatorie. Ma a quanto ho visto le indossano praticamente tutti.”

L’azienda nella quale lavora ha uffici anche in Cina. Qualche suo collaboratore le ha raccontato qualcosa della situazione laggiù?

“Ho visto una nostra ex responsabile a Canton, una signora cinese. Non solo le città dell’interno sono spettrali, senza un’anima che giri per strada e blindate dall’esercito. Ma questa tensione si avverte anche sulla costa in metropoli come Shanghai. Un nostro dipendente vive lì con la moglie cinese, e dice che ormai la paura è un sentimento dominante. Fabbriche, scuole, uffici chiusi. E quarantena per chiunque arrivi dalle zone interne”.

Quali sono i danni economici diretti subìti dalla vostra azienda?

“Difficile una stima precisa. Questo lunedì avrebbero dovuto riaprire le fabbriche dopo i festeggiamenti per il Capodanno cinese, ma non è partito niente. Il che significa un mese di ritardo su tutta la programmazione commerciale. Ad esempio gli articoli estivi potrebbero arrivare in ritardo. Oppure le trapunte per il prossimo inverno potrebbero non esserci. Gli alberi di Natale sintetici: quello sì che sarebbe un colpo al cuore. I profumatori con le bacchette, che sono prodotte in Cina, sono bloccati in fabbrica”.

Quanto potete resistere senza rifornimenti?

“Con quello che abbiamo in deposito possiamo durare qualche mese. Ma siamo più fortunati di molti altri”.

Il settore potrebbe vivere senza aziende e operatori cinesi?

“La nostra azienda non può prescindere dalle importazioni dalla Cina. Direi che un 90% di ciò che vendiamo è prodotto in Cina. E non parlo solo del nostro settore. Ora scappo! Sto entrando da un fornitore!”.

Cronache dal 2020.

Il coronavirus ha trasformato una delle più importanti fiere commerciali al mondo in un grosso mercato di paese. E speriamo che lo tsunami si sia già abbattuto sull’economia mondiale e il peggio sia alle spalle…

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