nostro inviato a Konigstein
Per fortuna che cè Pelè. Non tanto perché si gode la passerella con Claudia Schiffer, facendo indispettire Maradona. Ma perché riesce a dire di Totti quel che lItalia vuol sentirsi dire: quanto è bravo il Pupone, potrebbe giocare in tutto il mondo. Ma qui finisce il feeling con il Brasile. Il resto sono buffetti e schiaffetti. Tipo: suvvia, ragazzo fatti da parte.
Carlos Alberto Parreira, sette mondiali allattivo, qualcuno da preparatore, questo è il secondo da selezionatore, campione del mondo nel 1994 con una delle Selecao più misere della storia, glielo ha detto senza mezzi termini. Sarà che, con lItalia e gli italiani, ha un conto aperto. Appunto nel 1994 mise al tappeto la squadra di Arrigo Sacchi, che aveva ben altri talenti rispetto al suo Brasile. Questanno non si è risparmiato nessun dispetto allInter, negandole ogni agevolazione nella gestione di Adriano e aveva tentato il muso duro pure con il Milan. Stavolta, al massimo, diventerà un laziale ad honorem. Ieri il ct, solitamente politically correct, si è lasciato sfuggire qualcosa dal cuore. Davanti ad una domanda molto precisa: Totti potrebbe giocare in Brasile e nel Brasile, ha replicato con garbo ma con quella superbia che ogni brasiliano si tiene dentro quando si parla di pallone. «Si, certo Totti è bravo, ma sta bene in Italia». E poteva finirla qui. Invece il gusto del dispetto allItalia calcistica deve essere qualcosa di poco dominabile. Ed allora prendetevi un po di veleno, voi che sbavate per un Totti qualunque. «Ma in Brasile non ne abbiamo bisogno, produciamo già ottimi giocatori in abbondanza».
Che dirgli? Basta guardare lelenco di fenomeni che la federazione ha inserito nel libro celebrativo di questi mondiali: sfilano Pelè, Garrincha, Vavà, Didi, Rivellino, Romario, Tostao, Rivaldo, Ronaldo, Ronaldinho e altri 85 giocatori.
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