I tormenti del giovane Eliade (contro l'amore)

I tormenti del giovane Eliade (contro l'amore)

In quanti libri ci siamo scontrati col ritratto autobiografico che, della propria sofferta giovinezza, ci ha lasciato l'autore? E quante volte, siamo rimasti sconcertati da avvenimenti che si sono disgregati in inutile rassegna di parole? Lasciando insoluto l'interrogativo di fondo: può il libro di memorie farci penetrare nella coscienza dello scrittore o invece ci condanna a circoscrivere solo la superficie del suo ego profondo? Esito, quest'ultimo, che ha coinvolto numerosi maestri, da Hermann Hesse che sulle orme di Jung condensò in Demian la propria tormentata conquista della maturità, fino a Gombrowicz che in Ferdydurke calò nella ferocia della satira soprassalti e turbamenti della condizione giovanile.
Niente di tutto ciò accade al ventunenne Mircea Eliade quando, nel 1928, scrive Gaudeamus, ora apparso in italiano per merito della Jaca Book (pagg. 253, euro 18), la cui spia iniziale risiede già nel titolo, ossia nell'ironica sigla che marchiava a fuoco la cosiddetta goliardia. Perché il futuro grande storico delle religioni, dopo averci superbamente tratto in inganno nelle pagine iniziali che forniscono il minuzioso rendiconto del trapasso dal liceo all'università, cambia registro spaccando il libro in due. Con un protagonista scisso tra la passione del sapere e la passione della vita che lo tortura con la tentazione dell'amore e lo squilibrio del sesso. Non è da lui, ci avverte Eliade, accettare la mediocrità della sorte comune che prevede, a scadenze obbligate, un matrimonio preludio alla paternità. Come solo parzialmente è di sua pertinenza il rapporto con Cristo al di là della fascinazione profonda che sul suo animo schivo e solitario esercita la lettura, per interposta persona, del Vangelo secondo Giovanni. «Volevo che la musica mi accompagnasse tra le braccia del Redentore», dice, sopraffatto dal temporale mentre l'amico gli declama la voce del santo.
Eliade ripudia con cocente rimpianto la pace sacra dell'orazione, lui che si crede venuto al mondo per esplorare le voci misteriose e multiformi della scrittura dei popoli. Lui, nato per indagare la lingua in ogni sua forma per metterne in luce la sostanza. A costo di sacrificare ogni ipotesi sentimentale per non perdere le tracce dell'uomo, immagine vivente delle società arcaiche. È quanto accade quando incontra una Beatrice non più contemplata da lontano come pura espressione di un ideale di bellezza ma agguantata da vicino per essere tramutata nel supporto femminile della sua ansia. Il giovane Mircea quando conosce Niska, per allontanare da sé il rischio di farne la propria compagna si costringe a freddamente esaminarla come un oggetto predisposto alla sua sovranità. Cerca di modificarne il destino rendendola simile a lui nel rifiuto delle convenzioni.

Fino a condizionarne l'approdo alle nozze con un uomo che non ama per potersene sbarazzare accusandola di subire l'istanza del matrimonio borghese, antitesi del sapere e tomba della conoscenza. E così l'uomo-macchina del sapere universale è condannato dalla ragione a ripudiare l'amore.

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