É una festa, quella nella piazzetta di Lacco Ameno per consegnare a giornalisti italiani e stranieri il Premio Ischia internazionale di giornalismo, ma gli attentati dell'Isis calano ombre pesanti sulla serata condotta da Paola Saluzzi, in cui l'informazione si coniuga con lo spettacolo.
E l'analisi più lucida e spietata di quel che sta succedendo nel mondo la fa il vincitore del Premio speciale alla carriera: Domenico Quirico, inviato de «La Stampa», che nel 2013 è stato prigioniero in Siria degli estremisti islamici per oltre 5 mesi.
«La Tunisia -dice- è uno degli obiettivi dell'Isis perché, secondo la visione radicale di questi uomini, è un paese ateo e blasfemo, che ha rapporti con l'Occidente, un luogo dove il Jihad deve arrivare. Rappresenta un tassello in più nella costruzione del grande progetto del Califfato».
Quirico avverte che non fa «l'ostaggio di professione», ma racconta che nei mesi passati con i suoi carcerieri ha capito quanto è forte la loro fede nella missione che hanno scelto e quanto li renda pericolosi il fatto che non temano affatto la morte. Non si tratta di terrorismo come l'abbiamo visto finora, di guerriglia, spiega il giornalista, ma di una «rivoluzione a 360 gradi del nostro mondo», della sfida militare di un gruppo che vuole «creare uno Stato, annientando le frontiere e invitandoci ad una guerra con i carri armati». Una minoranza, certo, nel mondo musulmano, ma «la storia ci insegna che spesso sono le minoranze a determinare le scelte del mondo».
Quanto all'attentato di Lione ,così come quello di Parigi contro Charlie Hebdo, per Quirico il problema è che in Francia l'integrazione è solo una parola: «Gli attentatori sono francesi, non arrivati dalla Siria o mandati come un commando. Si tratta di gente nata nel luogo dove ha commesso i suoi orrendi delitti, una parte della Francia che i francesi non frequentano. Le politiche di integrazione applicate in Europa sono tutte fallite».
Premiata come migliore giornalista televisiva dell'anno, anche l' inviata de «Le Iene» Nadia Toffa, parla dell'Isis. Autrice di un reportage sulle violenze del Califfato , con interviste nei campi profughi , ricorda i «racconti agghiaccianti» delle donne «rese schiave e costrette a sposarsi o delle centinaia di bambini rapiti per farli diventare combattenti»dagli umoni del Califfato. «Questa è la dimostrazione - dice la Toffa - che l'Isis sta costruendo il suo esercito futuro, sta costruendo i fedeli dell'avvenire ed è già ben armato e organizzato».
Alla XXXVIIa edizione del riconoscimento istituito da Giuseppe Valentino e portato avanti dai suoi figli Benedetto ed Elio, Il Premio «Penna d'oro» è andatoal fondatore di «Repubblica» Eugenio Scalfari, che non è potuto venire a Ischia.
Mentre sul palco sono saliti Marco Damilano per il Premio giornalista dell'anno carta stampata, Massimo Corcione per il Premio per l'informazione sportiva, Massimiliano Tarantino per il Premio Comunicatore dell'anno e due stranieri: l'anchorwoman della tv cinese Tian Wei, che ogni giorno parla a 80 milioni di telespettatori e ha ritirato il Premio Comunicatore dell'anno Internazionale e lo spagnolo Ignazio Escolar, che ha ottenuto il Premio Internazionale.
Serata di informazione, ma anche di musica e spettacolo, con le esibizioni canore di Enrico Ruggeri, Enzo Gragnaniello e dell'artista tunisina M'barka Ben Taleb, conosciuta dal grande pubblico anche per la sua partecipazione a due film di John Turturro, «Passione» nel 2010 e 3 anni dopo «Gigolò per caso», con lo stesso regista-attore, Woody Allen e Sharon
Stone.É lei a pronunciare dal palcop una preghiera in arabo per le vittime dell'Isis e a raccomandare di non generalizzare parlando di Islam, prima di esibirsi nelle sue contaminazioni tra musica cartaginese e napoletana.
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