Reazioni pacate, "foyer" poco colorato. E il mondo culturale diserta la platea

Le star sono "divi" del mondo economico

Reazioni pacate, "foyer" poco colorato. E il mondo culturale diserta la platea

Fidelio , 7 dicembre 2014. Fuori dal teatro infuriano le proteste. Le dame della Prima, la più Prima che ci sia (e guai a chi ce la leva), si lamentano: imbottigliate nel traffico infernale hanno rischiato di perdere la gran serata della Scala. In compenso, l'elegantissima Christine Lagarde, direttrice del Fmi, arriva puntuale. Il foyer rispecchia i colori del palcoscenico: nero, fumé. Spicca, dunque, una coloratissima Inge Feltrinelli che con la mise, ci spiega, vuole dare un saluto d'addio a Daniel Barenboim al suo ultimo Sant'Ambrogio, il direttore passa il testimone al milanese Riccardo Chailly. Barenboim (con la protagonista Anja Kampe) ha avuto un successo personale: salutato, alla fine, con 13 minuti di applausi e pioggia di bravo. Con gli occhi lucidi, visibilmente commosso ha detto: «Sono profondamente felice per la serata e per tutti questi anni. Una serata cosi non si fa all'improvviso. Il teatro si fa con progetti artistici, non portando continue novità». Cosa ha apprezzato di questa regia? «L'atmosfera del secondo atto è magnifica». Scala «brand» di punta di Expo, è uno dei temi forti del foyer, ma si guarda anche alle faccende romane e alla stangata Standard&Poor's. Giorgio Squinzi, presidente Confindustria, ha «fiducia nella nuova era della Scala». E invita «altri privati a investire nella Scala».

Eppure i 4 milioni che Pereira, mago degli sponsor, ha portato nelle casse del teatro non sono nostrani. «La situazione economica è quella che è», chiosa Squinzi. Corrado Passera ama Fidelio perché «è simbolo di libertà e amore». La campagna elettorale continua, «Roma spiega il livello di metastasi della corruzione», dice al fianco della bella moglie, Giovanna Salza, in abito morbido e fatato, «io e mio marito siamo in una fase romantica», aggiunge. Con i vertici di Expo, Giuseppe Sala e Diana Bracco, si ritorna in area Milano. «Sono fiducioso di questa Scala, so che ha programmato una bella stagione». Che la Bracco definisce esempio «di grande lungimiranza, aiuta la nostra città ad essere capitale della musica». In ogni caso, in sala c'erano posti vuoti: e non succede tanto spesso a una Prima.

Fidelio è un inno all'amor coniugale, che ne pensa il noto divorzista Cesare Rimini? «Ci dimostra che nei momenti di bisogno l'amore si può vivacizzare e dare frutti straordinari». Non è entusiasta ma apprezza la regia «in genere sono perplesso di fronte a regie moderne, ma con questo spettacolo mi trovo abbastanza». «Mi piace molto il tema di quest'opera e la lettura che ne fa la Warner», dice Livia Pomodoro. E i costumi? Lo chiediamo alla stilista Raffaella Curiel, «meglio dell'anno scorso, per carità. La regia è accettabile. Bellissima la scena del coro. Ma quel ferro da stiro no, non mi piace», spiega. Si è parlato di una scenografia essenziale, low cost. Niente affatto replica l'architetto Mario Botta, «normalmente si evocano spazi. In questo caso lo si crea». Roberto Bolle apprezza la «regia moderna.

La luce finale è un inno alla speranza, soprattutto dopo la bocciatura di Standard and Poor's», si lascia sfuggire. E Federico Ghizzoni di Unicredit, «il 2015 sarà meglio del 2014». La Prima scaligera è la serata della finanza, della cultura (e qui ci sono vuoti) e delle starlette. L'algida Eva Riccobono è la novità dell'anno.

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