Rime carnali (e spirituali) per una donna

S e, come scrive Evghenij Evtushenko nella prefazione al libro, l'amore è sempre la migliore medicina contro la solitudine, allora Sebastiano Grasso, l'autore di questo La linea rossa e lilla del tuo confine (Es, pagg. 164, euro 20) è l'uomo meno solo del mondo. Perché da anni e anni, con coerenza e fedeltà di passione e di stile, sta scrivendo un canzoniere d'amore delicato e ossessivo per la stessa inafferrabile e insieme vera, denudata musa ispiratrice. E se, come dice ancora Evtushenko, Grasso mette sull'altare Sua Maestà la Donna, non si aspetti il lettore una donna ideale e trascendente. Una donna regale, questo sì. Una donna perpetuamente, prepotentemente in azione nella sua bellezza. Circondata, capita, adorata. La donna che appare nei versi di questo libro, come nei precedenti di Grasso, è una donna di cui il poeta idolatra le forme, il corpo, con una marcata insistenza sulla bocca: «La tua bocca, che sa di bacche/ selvatiche, si ricompone in un sorriso/ e fissa i rampicanti spinti dalla luce...». Alle volte il poeta si identifica talmente nel corpo dell'amata che pensa di essere lui stesso a partorire tanto miracolo: «Sei nata tra le mie mani: viso, braccia, seni/ cosce, sesso su fondo cangiante a seconda dell'ora...». I riferimenti alla carne sono quanto mai espliciti. Siamo di fronte a un poeta che capisce quanto male facciano alla poesia la reticenza e il falsamente pudico risparmio di sé. È facile trovare in questi versi un corpo sull'altro, letti, lenzuola. Ma nello stesso momento in cui ci descrive un interno tanto intimo, il poeta è capace di cogliere in esterno, con la grazia di un orientale, le gocce di pioggia che si spandono sul coperchio di una zuccheriera sul tavolo del giardino.

Come tutti i veri poeti d'amore, Grasso conosce anche la malinconia metafisica della fine. Per questo, in una bellissima poesia, alla donna che gli chiede che cosa c'entrano i pipistrelli, può rispondere: «Volano nella notte, come me. / E diventeranno cenere, come noi».

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