Sfascio all'Opera, la Cgil ferma Muti

Lo stop deciso dal sindacato contro il commissariamento. Ma così si blocca il rilancio del teatro romano

Sfascio all'Opera, la Cgil ferma Muti

Notizie allarmanti si inseguono da tempo intorno al Teatro dell'Opera di Roma. Non è il solito stato di forte tensione artistica che precede l'apertura della stagione, né è la prima volta che in prossimità di un impegno importante, le tensioni anestetizzate durante l'anno esplodono davanti alle casse di risonanza dell'evento inaugurale. Figuriamoci poi se l'apertura stagionale coincide con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, e del Sovrintendente della Fondazione. A quanto pare, ora, gli eventi precipitano: a tre giorni dalla serata inaugurale, che vede la messa in scena di uno dei capolavori giovanili di Verdi, Ernani, sotto la direzione di Riccardo Muti, a partire da mercoledì, una breve nota di agenzia informa che «l'assemblea dei lavoratori del Teatro dell'Opera» ha deciso lo «stop a tutta la produzione» di Ernani, «per protestare contro l'ipotesi di commissariamento». Anzi, per entrare nel merito, ci sarebbe l'impossibilità «di andare in scena con l'indispensabile serenità» perché «al momento mancano addirittura le coperture finanziarie per l'erogazione degli stipendi di novembre e dicembre». Poco importa che il comunicato -di Cgil, Libersind e Fials- arrivi poche ore dopo che in un'intervista al Messaggero il ministro per i Beni culturali, Massimo Bray, abbia smentito l'ipotesi di commissariamento. L'arrivo di un Commissario straordinario preoccupa i dipendenti della Fondazione per le decisioni che un Organo «straordinario» è costretto a prendere sul bilancio e sulle retribuzioni. Tutto questo nonostante - come si legge nell'intervista - il preciso impegno del ministro che ha annunciato d'intesa con il Comune e la Provincia di Roma di procedere alla ricostituzione degli Organi. In una nota, anche il presidente della Regione Nicola Zingaretti si è schierato con il ministro, confermando che «per il Teatro dell'Opera di Roma sono in arrivo i pagamenti da parte della Regione Lazio». E anche il sindaco Marino ha detto di non comprendere la decisione dello sciopero, «che comporterà gravissimi danni al teatro stesso e ai lavoratori»...Insomma la storia si ripete. Nel mondo del lavoro - scuola, spettacolo, trasporto pubblico, e così via - in occasione di eventi di grande risonanza, come già si è detto, interviene l'istituto della «protesta». Il lettore avveduto sa più di ogni altro che protestare è legittimo, ma può anche venire il sospetto che la ragione dei malumori abbia altri fondamenti. Un recente esempio è lo sciopero indetto in occasione dell'apertura della stagione sinfonica del Teatro di San Carlo di Napoli, per il quale era prevista la significativa presenza del Capo dello Stato, Napolitano. Fare parte di una comunità civile, in questo caso artistica, comporta anche senso di responsabilità verso le istituzioni, il pubblico pagante, e se vogliamo guardar bene, verso se stessi. Non si vuole aggiungere in questa sede il particolare momento di difficoltà più vaste che attraversa il nostro Paese e colpisce migliaia di famiglie. La notizia che è convocato per oggi un incontro urgente, indetto dalla Direzione della Fondazione lirica romana con le Organizzazioni sindacali, fa sperare in un'auspicabile revoca della protesta.

Sarebbe una risposta in sintonia con gli sforzi fatti con l'avvento di Riccardo Muti e di tutti i suoi collaboratori artistici che hanno riportato il Teatro dell'Opera di Roma sotto i riflettori della stampa nazionale e internazionale. Ultimo esempio il trionfale Nabucco, diretto da Muti, nella prestigiosa sede del Festival di Salisburgo. Nutriamo fiducia.

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