Tosse, espettorato e progressiva mancanza di respiro anche nel compiere i più semplici gesti quotidiani sono i principali sintomi della bronco pneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), una patologia, che viene spesso diagnosticata tardi, quando la funzione respiratoria è ormai compromessa ed i sintomi possono pregiudicare notevolmente la qualità di vita e accrescere il grado di disabilità dei pazienti.
L'ostruzione progressiva e non completamente reversibile dei bronchi e dei polmoni può portare fino all'insufficienza respiratoria. Oltre 300 tra i maggiori esperti italiani di pneumologia si sono riuniti a Venezia per un convegno dedicato alla «Massimizzazione della broncodilatazione», organizzato con il contributo di Novartis, per approfondire i bisogni clinici dei pazienti e le strategie farmacologiche più innovative, comprese le terapie in fase di sviluppo clinico e di imminente disponibilità nel nostro Paese.
La Bpco colpisce circa 210 milioni di persone in tutto il mondo ed è in costante crescita, tanto che le proiezioni la collocano al terzo posto tra le cause di morte entro il 2020. Si stima che in Italia ne soffra dal 5 al 6% della popolazione. Considerata una malattia dell'età più avanzata, le stime suggeriscono che il 50% delle persone colpite ha meno di 65 anni e che la patologia sia in crescita tra le donne, a causa dell'aumento dell'abitudine al fumo nel sesso femminile.
«Uno degli aspetti fondamentali della diagnosi è la distinzione tra asma e Bpco, due condizioni patologiche diverse che comportano differenti processi patogenetici, ma che vengono tuttora spesso confuse e non correttamente trattate», dichiara Francesco Blasi, professore ordinario di malattie respiratorie presso l'università degli studi di Milano. «Un'attenta analisi della storia clinica del paziente e dei fattori di rischio, unitamente alla spirometria, sono essenziali per una diagnosi differenziale. Le due patologie rispondono infatti in maniera diversa ai trattamenti e se gli steroidi inalatori sono efficaci nell'asma, nella Bpco dovrebbero essere riservati ai pazienti con fenotipo bronchite cronica, più compromessi funzionalmente e con frequenti riacutizzazioni».
In Italia gli studi hanno riscontrato che l'inappropiatezza terapeutica interessa un numero ancora molto elevato di pazienti, con il 54,9% dei soggetti eccessivamente trattati. Una volta correttamente diagnosticata la patologia e individuato l'adeguato trattamento, è inoltre fondamentale l'utilizzo dei farmaci prescritti e i relativi inalatori, con l'obiettivo di favorire l'aderenza alla terapia. Un ruolo fondamentale è svolto proprio dall'inalatore. L'educazione all'utilizzo del device andrebbe ripetuta a tutte le visite di controllo per verificare che il paziente ne faccia un uso corretto. Nonostante la corretta aderenza ai trattamenti prescritti, oltre il 60% dei pazienti presenta sintomi persistenti quali tosse e catarro. Quando il paziente non raggiunge una broncodilatazione ottimale accusa mancanza di respiro persistente e incapacità ad affrontare lo sforzo fisico. Durante la seconda giornata del convegno, sono stati presentati i risultati di uno dei più vasti programmi di studi clinici che raggruppa 11 ricerche in fase di svolgimento in 52 Paesi per valutare l'efficacia e la sicurezza di una nuova classe terapeutica che sarà presto disponibile anche in Italia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.