Oggi, a un valico di confine tra Israele e Libano, Hezbollah consegna a Tsahal due soldati, presumibilmente morti, e riceve in cambio cinque suoi membri e i resti di 199 miliziani, tra cui quelli di alcuni palestinesi. Il governo di Ehud Olmert ha ratificato ieri laccordo, raggiunto con il movimento libanese attraverso la mediazione tedesca.
Ehud Goldwasser e Eldad Regev sono stati rapiti a luglio 2006 in unazione delle milizie sciite del Partito di Dio oltre confine, mentre pattugliavano con cinque commilitoni la frontiera. Levento ha scatenato 34 giorni di conflitto tra Hezbollah e Israele. Da allora, il movimento libanese non ha dato informazioni sulle condizioni dei due militari sequestrati. Fonti dintelligence riportate nelle settimane scorse dalla stampa israeliana sostengono che i due siano morti. Proprio nelle stesse ore in cui lesecutivo Olmert votava laccordo, al Akhbar, quotidiano libanese vicino a Hezbollah, scriveva che uno dei due soldati sarebbe morto durante il sequestro. E racconta nel dettaglio lazione militare. Vi avrebbero partecipato quattro unità delle milizie sciite. Lobiettivo: due Humvee dellesercito israeliano in pattuglia su uno sterrato lungo il boscoso confine. La prima lanciava colpi di mortaio dalle colline vicine; la seconda forniva copertura con armi leggere; la terza sparava contro le postazioni di Tsahal oltre la frontiera; la quarta si avventava sui blindati, uno colpito al fianco da un lanciarazzi, dalla parte in cui sedevano Goldwasser e Regev - feriti - apriva le portiere, metteva i due su barelle e scappava in Libano. Sarebbe poi entrata in azione unaltra unità, per bruciare il resti del veicolo, cancellando il maggior numero di tracce possibile. Hezbollah rapì i due militari, uccise tre loro commilitoni e ne ferì altri tre.
I dettagli forniti dal quotidiano affievoliscono le speranze delle famiglie. Al valico dove avviene lo scambio, tramite la Croce Rossa, Hezbollah consegnerà Goldwasser e Regev, o i loro corpi. Nel secondo caso, i rabbini dellesercito procederanno allidentificazione dei resti. Soltanto se positiva, gli israeliani trasferiranno i prigionieri. Tra loro, Samir Kuntar, che stava scontando diversi ergastoli per il massacro di una famiglia nel 1979. La sua liberazione è stata molto contestata nel Paese. La decisione è stata sofferta. Lo dimostrano le parole del presidente Shimon Peres: «Non vogliamo vedere un assassino in libertà, ma abbiamo lobbligo morale di riportare a casa soldati che abbiamo mandato a difenderci». Il Partito di Dio si presenta già vincitore e da diverse ore celebra la notizia dello scambio.
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