Il debito pubblico italiano malato mai curato

Sarebbe doveroso ricordare alla pubblica opinione che, purtroppo, per decenni sono stati collocati in pensione numerosissimi dipendenti statali con 14, 19 e al massimo 25 anni di versamenti contributivi (senza dimenticare che nove su dieci di questi «privilegiati» intraprendevano altre professioni, quasi tutte fiscalmente in «nero»); mentre dipendenti del settore privato, ovvero quelli che producevano la vera ricchezza nazionale, per accedere alle pensioni dovevano versare ben 35 anni di contributi.

Quale era la ragione di tale imbarazzante differenza? Perché i vari sindacalisti o i politici, in modo particolare quelli dell’area di sinistra, non si sono mai opposti a detta vergognosa discriminazione in casi di evidente contrasto con le più elementari norme di giustizia sociale? Forse temevano un pesante calo fra i loro tesserati? Oppure di essere penalizzati alle consuete scadenze elettorali? Una cosa è certa, malauguratamente anche tutti i precedenti governi di centrosinistra non hanno mai brillato in fatto di efficienza e di equanimità. Purtroppo non preoccupandosi minimamente del pesante debito pubblico che stavano creando.

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