Denuncia l’omicidio della madre ma è lui il killer

Ad incastrarlo le contraddizioni sui suoi spostamenti e le testimonianze dei vicini di casa

Marino Smiderle

da Verona

«Correte, qualcuno ha ammazzato mia madre. L’ho trovata morta in una pozza di sangue nel corridoio». I carabinieri di Caprino Veronese ancora non sanno che a dare questa tragica notizia è l’assassino. Ma non ci metteranno molto a scoprire che ad ammazzare Cristina Hofer, 56 anni, nella sua casa di Pedemonte di San Pietro in Cariano (Verona), è stato proprio lui, Massimiliano Furini, 36 anni. L’ha ammazzata colpendola a martellate in testa.
Appena arrivati davanti all’ingresso della casetta a schiera in cui la donna abitava da sola, dopo la separazione dal marito, i carabinieri notano subito un particolare significativo: non ci sono segni di scasso, di effrazione. La donna ha fatto entrare il suo assassino perché lo conosceva. Ancora non è un'accusa nei confronti del figlio, che nel frattempo racconta agli investigatori la sua versione.
Ma prima di tutto ci sono i fatti. E i fatti dicono che la donna, vestita con abiti da casa, è stata ammazzata tra il corridoio e la camera. Si esclude subito la pista del delitto sessuale: sul cadavere della povera donna non ci sono tracce che possano avvalorare questa tesi. Piuttosto, mentre Furini racconta ai carabinieri la sua versione, il medico legale riesce a stabilire con sufficiente precisione l’ora in cui sarebbe avvenuto il delitto, cioè tra le 7,30 e le 8,30. Rispetto alla denuncia telefonica del figlio, dunque, ci sono circa tre ore che «ballano».
Arrivano i carabinieri della scientifica, controllano la casa palmo a palmo e si appura che non è stato portato via niente. Un’altra pista che viene esclusa: Cristina Hofer non è stata ammazzata in seguito a una rapina. La casa a schiera della donna, in questo angolo di Valpolicella, non è isolata. Qualche vicino potrebbe aver notato qualcosa, visto qualche persona sospetta. Gli investigatori, coordinati dal pm Marco Zanetelli, sentono i vicini e accertano che nessun tipo sospetto è stato visto aggirarsi da quelle parti.
Non è ben chiaro quello che hanno raccontato gli abitanti della zona ai carabinieri, ma è certo che in questi paesi tutti sanno tutto di tutti. È probabile che qualcuno abbia riferito di litigi familiari, e quindi si ricostruisce l’ambito delle conoscenze più strette della vittima. Viene chiamato anche l’ex marito, che però risulta subito estraneo da qualsiasi possibile coinvolgimento.
Passano le ore, e l’unico che continua a essere torchiato dai carabinieri è proprio il figlio, Massimiliano Furini, che comincia a dare segni di cedimento. E scivola su una contraddizione su cui gli inquirenti cominciano a battere. Sì, perché prima dichiara di aver lasciato la macchina parcheggiata nei pressi della casa della madre, e alle 11 di ieri mattina sarebbe arrivato proprio per prendere la vettura. Proprio quando ha scoperto il delitto.
Ma il motore è ancora caldo, segno che l’auto è stata usata da poco. I carabinieri incalzano, aggiungono altri particolari. Per esempio che alcuni vicini lo avrebbero notato aggirarsi in via delle Betulle, dove abitava la madre, ben prima delle 11. E poi la questione dei dissapori: l’uomo stava per separarsi e questa vicenda avrebbe contrariato parecchio la madre. I due ne discutevano da giorni, probabilmente in maniera concitata. Ieri mattina, la discussione è trascesa e Furini non ci ha più visto, ha preso un martello e ha colpito la madre, tra il corrdoio e la camera da letto.
È andata proprio così. Il figlio, inchiodato dalle contestazioni dei carabinieri, crolla. «Sì, sono stato io, l’ho ammazzata con un martello. Non ne potevo più».


Ieri sera mancava ancora all’appello l’arma del delitto, gettata dall’assassino in fretta e non ancora rinvenuta dai carabinieri. Dettagli. Furini è stato arrestato è portato in carcere con l’accusa di omicidio volontario.

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