Cultura e Spettacoli

Diane Setterfield, parole tempestose

Una sera, nel risalire le scale che collegano la libreria antiquaria del padre al suo appartamento, l’incolore e appartata Margaret Lea trova una lettera. È della notissima Vida Winter, «la più amata scrittrice inglese, il Dickens dei nostri tempi», che le chiede di raggiungerla, commissionandole la propria definitiva biografia. La lettera sorprende la ragazza, pur non quanto la circostanza farebbe immaginare, segnando il primo dei tanti misteri che circondano la leggendaria scrittrice e che non tarderanno a investire in pieno Margaret.
Vida Winter è prossima alla fine e ha deciso di raccontarsi una volta per tutte, visto che fino ad allora lo ha fatto con un fantasioso campionario di invenzioni. E sceglie Margaret per ragioni piuttosto vaghe, non fosse che per una sua trascurabile biografia di oscuri letterati gemelli, alla quale la Winter sostiene di aver fatto riferimento. Margaret, con la sua vita trascorsa più attraverso le pagine dei libri che fra gli uomini, così simile a quella Jane Eyre omaggiata per tutto il libro e oggetto di uno dei tanti rompicapo disseminati ad arte, diventerà lo specchio e la coscienza dell’anziana narratrice e, come in ogni Bildungsroman, imparerà a conoscere sé stessa e a pacificarsi con i propri fantasmi.
La tredicesima storia di Diane Setterfield è insieme romanzo gotico, mistery, dramma familiare, romanzo epistolare, ma è soprattutto un curioso prodotto volutamente d’altri tempi. Strizza l’occhio e pesca a piene mani da Brönte, Henry James, Dickens. È un libro splendidamente costruito, omaggio alla letteratura e al suo potere di trasformazione delle esistenze, e rivela la profonda conoscenza che l’autrice, al debutto, ha delle tecniche di costruzione narrativa e delle lettere classiche. I suoi personaggi abitano il nostro mondo e sono a modo loro originali, ma in realtà sono immersi e sospesi in uno scenario ottocentesco, brumoso, in cui grandi e polverose case del passato custodiscono terribili segreti di famiglia.
Incuriosisce molto il fascino esercitato dal libro sul pubblico americano, che poco dopo il lancio lo aveva già incoronato come grandioso, e che lo ha mantenuto a lungo in testa alla classifica dei best seller del New York Times. Resta il fatto che il non riuscire ad abbandonarlo fino alle sorprese finali e il trovarcisi immersi come non accadeva dalla stagione dei grandi classici divorati durante l’adolescenza, vale all’insegnante di francese Diane Setterfield il tributo che si deve a una grande affabulatrice. E forse anche l’ammissione al club dei Dan Brown della narrativa, quello i cui membri possiedono il talento più puro per i meccanismi di cattura del lettore, il quale avverte il piacere di tornare bambino in attesa delle favole e di sospendere del tutto l’incredulità.

Diane Setterfield, La tredicesima storia (Mondadori, pagg.

412, euro 18).

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