Aspiranti magre, ci risiamo. L'estate è finalmente arrivata, ma, come ogni anno, le donne si sentono in ritardo sulla tabella di marcia per l'appuntamento con il mare e la spiaggia. Una fatica rituale, che ogni dodici mesi si ripete, quella di perdere miracolosamente (e utopisticamente) dieci chili in una settimana. Ogni anno, la stessa sconfitta: dimagrimenti rapidi a tempi di record. E pochi mesi dopo, appena abbassata la guardia, gli stessi chili di prima, pesanti come macigni. Se non di più. Perché oltre che frustrante, il continuo oscillare come uno yo-yo tra l'agognata 40 e la 46 è dannoso per la salute.
E per la psiche: porsi un rigido obiettivo e una scadenza immediata ci fa vivere il rispetto di un'alimentazione sana come un'imposizione, come un dovere e un sacrificio.
Il peso forma non deve essere un diktat fissato da altri e un modello matematico invariabile. Deve, invece, diventare un obiettivo che ognuno stabilisce da sé, per rispondere a proprie esigenze individuali. Un obiettivo flessibile, che muta insieme alle condizioni dell'organismo e dello stile di vita. Insomma, il confronto quotidiano con la bilancia non deve diventare una guerra e un'ossessione, ma un percorso soggettivo e costruttivo. La prima domanda da farsi è se si è davvero grassi. La convinzione di esserlo è talvolta assolutamente ingiustificata. Allo specchio ci si vede con occhi crudeli e impietosi che si rifanno a canoni estetici dettati da riviste di moda e televisione. Una convinzione che deriva, semplicemente, dal confronto con un ideale astratto. Se si è donne mediterranee, nemmeno un miracolo regalerà il fisico slanciato e asciutto, tanto invidiato alle modelle svedesi.
Viene, in genere, considerato soprappeso chi supera del 20% il peso ritenuto ottimale rispetto alla sua altezza. Può essere utile calcolare il proprio Indice di massa corporea e confrontarlo con le tabelle indicative. Mai dimenticare, però, che nella valutazione del proprio stato devono entrare in gioco parecchie variabili, come la massa muscolare e il tipo di metabolismo.
Poi bisogna chiedersi quanto si è motivati a dimagrire. Il cibo non è semplicemente una necessità fisica del corpo. "Nutre" anche la nostra mente, placando ansie o regalando emozioni. Spesso l'abbuffata compensa delusioni e conflitti interiori. E' utile, quindi, prima di lanciare la sfida alla bilancia, scriversi un promemoria sui motivi più intimi che ci spingono a farlo. Un promemoria da rileggersi ogni giorno e specialmente nei momenti di crisi d'astinenza da pizza, patatine, fritture e dolciumi varie. Tutti istinti criminali. La voglia di peccare aumenta soprattutto quando si è insoddisfatti del proprio lavoro e della propria vita privata. È importante, quindi, scegliere il momento giusto per mettersi a dieta. Per non ritrovarsi sconfitti in partenza, aggiungendo frustrazione a frustrazioni. Meglio far coincidere linizio della dieta con fasi di cambiamento capaci di caricarci positivamente. La nascita di una love-story, un trasloco, il cambio di lavoro fanno da spinta a rivoluzioni radicali. Così si entra in un circolo virtuoso: allentusiasmo iniziale si somma, via via, quello dei chili persi e il rinforzo motivazionale dei primi complimenti che arrivano dagli amici per la linea ritrovata. Ma bisogna aspettare a cantar vittoria: il difficile è mantenerla.
Aiuta a farlo «La dieta furba» (Arnoldo Mondadori Editore, 2007), libro della giornalista nutrizionista Samantha Biale, che da tempo si occupa del tema dellalimentazione su diverse riviste e in un programma televisivo.
La promessa è accattivante: «Semplici trucchi per dimagrire una volta per tutte». Test, modelli di base per calcolare il proprio «peso desiderabile», una serie di ricette e di schede con menù studiati appositamente per diversi profili. Così ci sono le dritte per la «donna mela» e per quella «pera». E poi mille consigli per tutti. Piccoli accorgimenti che danno grandi risultati. Il vero segreto di questo libro? «Mangiare spesso e di tutto. Ma di meno». Distribuendo il totale del fabbisogno calorico in tre pasti al giorno, più uno spuntino a metà mattina e la merenda nel pomeriggio.
La vera dieta, comunque, inizia nel carrello del supermercato. Anche se nulla è vietato. Compreso il cioccolato. «Quello fondente è lalimento che più di tutti aiuta a pensare positivo. Contiene un mix portentoso per lumore: feniletilamina, teobromina e magnesio». Il libro sfata tanti luoghi comuni. In paragrafi brevi e chiari risolve interrogativi che non hanno mai trovato una risposta definitiva. Non mancano le sorprese. È falso, ad esempio, che per friggere leggero bisogna usare poco olio. Così come è priva di fondamento la credenza che sia meglio togliere la pellicola che si forma sul latte bollito perché e grassa. Mentre è vero che gli alimenti surgelati sono qualitativamente paragonabili a quelli freschi e che un cibo sazia di più quando è condito piuttosto che cucinato senza grassi.
Tante le curiosità, con una strizzatina docchio anche alla «dieta secondo loroscopo». Il rapporto con il cibo, la salute e i punti deboli, segno per segno. Poi, i suggerimenti per dribblare le tentazioni: come affrontare la giornata, dalla colazione allaperitivo. Insomma, una guida che accompagna passo passo, «per cambiare vita. E girovita», come promette l'autrice.
Perché il cibo rimane uno dei piaceri fondamentali della vita. Insieme a quello di guardarsi allo specchio e sorridersi.
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