«La scienza siamo noi» dicono tanti docenti e scienziati, avvolgendosi così in un'aura superiore. Ma se c'è questo orgoglio intellettuale che non permette né di divulgare né di comunicare, la Scienza non potrà mai sfondare come dovrebbe così il professor Luzzatto, docente di matematica dell'Università di Genova, già assessore Regionale della Cultura, alla presentazione del libro «La Scienza nei Musei» di cui abbiamo parlato durante il Festival della Scienza.
A partire da oggi, cogliendo l'invito di Luzzatto che il Festival della Scienza ha pienamente fatto suo in questi quattro anni, presentiamo ai lettori de «il Giornale» proprio quei musei scientifici che la suddetta guida segnala e che costituiscono un ricco patrimonio non sempre valorizzato. I Musei scientifici rappresentano, infatti, un canale particolare per la divulgazione, a partire dalla scuole ma non solo per esse.
«Le tre caratteristiche fondanti un Museo - ha spiegato Andrea Pontremoli, presidente di IBM e sostenitore del progetto La Scienza nei Musei - sono la conservazione, la ricerca e la divulgazione». Spesso nei diversi periodi storici prevale o l'uno o l'altro aspetto, ma si dovrebbe cercare una sapiente commistione dei tre. Specie sul terzo punto, quello della divulgazione, ha aggiunto Pontremoli: ciò che spesso ancora conta nella mentalità delle persone sono i "particolari", come le belle vetrine che un museo può avere, le tapparelle chiuse, l'illuminazione, i cartelli segnaletici e via dicendo, e si rischia con ciò di guardare meno ai contenuti. La divulgazione spesso è legata solo ai "vecchi paradigmi" o a ciò che a livello scientifico è già superato. Dovrebbe andare invece a braccetto con la frontiera della ricerca e la continua evoluzione di teorie e scoperte. La Scienza è dinamica, non statica!
I Musei liguri che proporremo ai lettori secondo la segnalazione della guida - come hanno spiegato gli autori del libro - sono quelli che rispondono alle caratteristiche di fruibilità, rappresentatività ed in certi casi originalità. Esistono infatti musei anche molto rappresentativi ma purtroppo non aperti al pubblico o facenti parti di collezioni private.
Qualcuno ha già mosso come critica quella che sia stata operata una selezione troppo legata a parametri soggettivi e di non aver nemmeno riportato un elenco di tutti i «musei» esaminati anche se poi scartati. Ma d'altra parte lo stesso lavoro di censimento e selezione non crediamo sia cosa semplice e auspichiamo che tanto i lettori del Giornale quanto chi faccia uso della guida «La Scienza nei Musei» possa intervenire per segnalazioni intelligenti e sapienti che contribuiscano ad un vero fare Scienza.
La prima tappa del nostro viaggio parte dal levante ligure, da una località nota più per le sue affinità con la letteratura e la poesia che con la Scienza: Lerici. Nel suggestivo castello medievale che sorge a ridosso del famoso golfo dei poeti è ospitato il Museo Geopantologico di Lerici. Nato a seguito del ritrovamento nel territorio lericino di alcune orme di dinosauri e di altri rettili, risalenti a circa 220 milioni di anni fa, avvalendosi di raccolte di carattere perlopiù locale, il Museo giunge a sviluppare temi di più ampio respiro. La mostra è articolata su 4 unità espositive ben bilanciate tra loro. Si parte dal cortile interno che ospita la ricostruzione dei dinosauri presenti in quattro differenti ambienti del territorio italiano, nella fattispecie: Val Gardena, Monti Pisani, Dolomiti e Rovereto; si prosegue nelle sale interne con una sezione dedicata alla storia geologica e paleontologica del territorio spezzino, illustrata mediante diorami, ossia riproduzioni a grandezza naturale che rappresentano scene del territorio spezzino durante gli ultimi due milioni di anni, da quando la savana si trovava ai piedi delle Apuane a quando il golfo viveva l'ultima glaciazione. In questa sezione non manca l'esposizione di fossili, rocce e minerali tipici di quelle epoche.
Una terza sezione è dedicata al settore vegetale: viene esposto lo sviluppo della vegetazione nell'ambito della storia geologica del Mediterraneo.
Ma la vera ciliegina sulla torta del museo è nell'ultima sezione: una sala di simulazione sismica. La storia della terra è da sempre stata accompagnata da terremoti, vasti e spesso disastrosi. Prevenirli adeguatamente è certamente una sfida che la Scienza ha cercato di affrontare negli ultimi anni. Il Museo di Lerici mette a nudo con questa sala, unica in Italia, la natura più profonda dei terremoti, dando vita, così, ad un connubio ben riuscito tra spettacolo e scienza.
L'unico rimpianto del visitatore è quello di non poter accedere ad altre sale del castello che invece sarebbero meritevoli per il loro interesse storico-artistico. Il Museo, infatti, è ben curato ma tutto sommato limitato negli spazi, anche se viene già incontro a quello che è la proposta lanciata da IBM, sostenitrice del progetto «La Scienza nei Musei»: informatizzare l'informazione con la messa in rete dei musei, cosa che possa stimolare anche la competizione e quindi alzare il livello dei musei stessi oltre che l'interesse da parte del pubblico. Il museo geopantologico di Lerici è infatti già in rete all'indirizzo: www.castellodilerici.it/museo.html Il sito è molto ricco di schede didattiche e di spiegazioni dettagliate sui contenuti della mostra che potranno senz'altro interessare il visitatore.
Orario invernale: tutti i giorni: 10.30-12.30 sabato, domenica e festivi anche 14.30-17.30. Per informazioni e prenotazioni visite guidate: Tel. 0187.969042 Fax 0187.942838 E-Mail: info@castellodilerici.it.
(1-continua)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.