Don Gallo sceglie di «scomunicarsi» da solo

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Francesco Gambaro

«Io non ritratto nulla di quello che ho detto. Andrò a votare con coscienza e sofferenza, non certo a cuor leggero. Non ho mai sostenuto le tesi del sì, e non so ancora come voterò, ma non posso accettare che il mio vescovo mi ordini di non recarmi alle urne. Ribadisco ancora una volta: il genus della democrazia è il voto. Il mio è un grido d'amore alla Chiesa». Nessun passo indietro, dunque, nessuna smentita e nessun ravvedimento. È arrivata ieri, puntuale e per nulla conciliante, la replica di don Andrea Gallo all'invito della Curia genovese a «fare chiarezza su quanto attribuitogli» riguardo alla posizione assunta dal sacerdote di strada (come lui ama definirsi) in merito al referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 giugno. Posizione che don Andrea avrebbe espresso in un incontro pubblico nella diocesi di Reggio Emilia «dove è stato pubblicamente contestato dalla comunità dei fedeli a causa delle sue affermazioni».

Due giorni fa la Curia aveva bacchettato Don Gallo proprio «per le sue affermazioni circa i temi inerenti alla tutela della procreazione e della vita umana e dell'obbedienza al Magistero della Chiesa» con una nota dai toni molto duri, invitando don Andrea a una smentita piena e convinta di quanto dichiarato a mezzo stampa, aggiungendo che «se ciò non avverrà prontamente, l'Autorità Ecclesiastica si vedrà costretta a prendere i provvedimenti canonici del caso». Ovvero la sospensione a divinis, vale a dire il divieto a dispensare i sacramenti e a parlare a nome (...)

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