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Don Gallo sfida la Chiesa

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«La vita non si può mettere ai voti» chiama all’astensione la Chiesa cattolica. «Qui non si vota sulla vita» ribatte don Andrea Gallo. C’era da aspettarselo e il «prete contro» non delude le aspettative. La sua firma spicca fra le 185 fra laici e cristiani in calce a un appello che chiede alla Chiesa «un atteggiamento di dialogo, umiltà e fiducia rispetto ai temi al centro del referendum del 12 giugno». La procreazione assistita? Avrà anche a che fare con l’embrione, ma metterla sul piano del sì o no alla vita «è uno stravolgimento fondamentalista della realtà» dice il documento. Perché qui «si va a votare semplicemente su alcuni punti della legge 40». Quindi: «Ponendo il problema tra chi è per la vita e chi no si fa della legge un assoluto e la si trasforma in una verità di fede». Oltre a quella dell’animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, si contano le firme del biblista don Paolo Farinella e del sacerdote padovano fondatore di Beati i Costruttori di Pace don Albino Bizzotto e di altri 18 fra preti, religiosi e suore, oltre a numerosi laici. Per i firmatari «la legge 40 così non è più una legge dello Stato italiano, ma una “legge per la vita” della Chiesa cattolica. Che faranno i cattolici degli altri Paesi europei dove la legge è ben diversa e dove già si recano coppie, anche cattoliche, italiane? Così, su chi va a votare sì al referendum viene pronunciato il giudizio di non essere per la vita. Su chi, tra i cattolici, andrà a votare cadrà il pregiudizio di essere per il sì e disobbediente non in comunione con la Chiesa».

Il tutto «avvelenerà il clima», riconducendo la questione allo scontro «fra madre ed embrione, mondo cattolico e mondo laico». Non manca la citazione del Vangelo: «Gesù non usa mai la parola obbedienza nei confronti dei discepoli e fin dall’inizio il Risorto si affida totalmente alla loro libertà».

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