Doping: grazie al dna il Coni incastra Valverde

Lo spagnolo, coinvolto nell'Operacion Puerto, non è mai stato incriminato. Ma un controllo sul sangue al Tour 2008 e il cofronto con le sacche di Fuentes lo inchioda. Lunedì la prima udienza

Doping: grazie al dna 
il Coni incastra Valverde

Roma - Se Valverde non lo processano gli spagnoli, lo faremo noi. Ettore Torri, il procuratore antidoping italiano, è un osso durissimo. E lo dimostra ancora una volta. Sul conto del ciclista spagnolo si rincorrono da tempo le voci (e le prove) di un coinvolgimento nei 58 nomi della lista Fuentes. Ma la federciclo spagnola non ha mai voluto processare il suo uomo di punta (prima dell'avvento del messia Contador). Così Torri ha "aspettato" Valverde all'arrivo della tappa di Prato Nevoso del Tour 2008. Analisi del sangue. Comparate con il dna fornito dalla magistratura iberica sulle sacche di plasma confiscate nell'Operacion Puerto. E "Piti" incastrato.

La convocazione La procura antidoping del Coni ha convocato il ciclista spagnolo Alejandro Valverde, coinvolto nell’Operacion Puerto, per contestargli "l’uso o il tentato uso di sostanze proibite". La convocazione è il primo passo verso il deferimento. Valverde, che corre per la società Caisse D’Epairgne, è stato convocato per il giorno lunedì 16 febbraio, alle 12, nella sede di Roma allo Stadio Olimpico, per contestargli, in relazione all'Operacion Puerto, la violazione del combinato disposto degli articoli 2.2 del Codice Wada e 2.11 delle norme sportive antidoping italiane, quella appunto che prevede l’uso o il tentato uso di sostanze illecite. La notizia della convocazione, sottolinea il Coni, è stata data anche alla società e alla federazione internazionale (UCI) di appartenenza dell’atleta, nonchè alla Wada per l’eventuale seguito di competenza.

Passato contestato Professionista dal 2002 Valverde ha vinto tre importanti classiche di primavera (due Liegi-Bastogne-Liegi e una Freccia Vallone), diverse tappe alla Vuelta di Spagna e due al Tour de France, oltre a numerose corse spagnole come la Classica di San Sebastian, la Vuelta a Murcia o la Volta Valenciana. Inoltre ha ottenuto due bronzi e un argento ai Mondiali. Il nome di Valverde è sin dall’inizio legato alla vicenda Operacion Puerto, l’indagine riguardante il doping tramite emotrasfusione o Epo di molti corridori (legati al dottre Eufemiano Fuentes) venuta alla luce alla vigilia del Tour 2006. Il corridore spagnolo è stato collegato all’indagine perché una delle sacche di coagulo confiscate dalla polizia spagnola nel 2006 porta il nome del suo cane, Piti. Ma non essendo presente tra i 58 nomi trovati nell’elenco ufficiale degli assistiti da Fuentes, Valverde, anche grazie all’appoggio della federazione spagnola, non era mai stato pubblicamente indagato o tanto meno squalificato.

La querelle mondiale Il 29 agosto 2007 l’Uci aveva vietato a Valverde la partecipazione ai campionati del mondo, invitando la federazione e la giustizia spagnola a indagare su di lui. Ne nacque un braccio di ferro con la federciclismo di Spagna, sfociata nella sentenza del Tas di Losanna che alla vigilia della gara di Stoccarda diede l’ok alla partecipazione di Valverde con la maglia della Spagna.

La scoperta di Torri È la prova del dna su un esame sangue-urine effettuato su Alejandro Valverde il 21 luglio 2008 durante il Tour de France, nella sua tappa italiana, ad aver inchiodato lo spagnolo.

Un controllo incrociato con le sacche di sangue sequestrate al professor Fuentes nell’Operacion Puerto ha identificato in Valverde il corridore titolare di quel plasma; per questo l’uso di doping che il Coni contesterà allo spagnolo non riguarda il Tour de France, ma è riferito all’inchiesta spagnola. Attualmente, Valverde ha un procedimento pendente presso il Tas di Losanna, aperto dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, dopo l’assoluzione in primo grado da parte della federazione ciclistica spagnola.

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