«Dossier» e il Veneto la spina dorsale dell’economia italiana

Veneto spina dorsale dell’economia italiana. Una regione produttiva, fucina d’innovazioni e voce sostanziale del bilancio nazionale. Soprattutto, terra d’imprese. Dall’artigianato all’high-tech, non tralasciando alcun settore industriale, questo poliedrico e creativo territorio - composto da tante identità - rappresenta oggi una leva strategica per la ripresa del nostro Paese ed europea. «Abbiamo voluto fare il punto sulle tante facce del mondo imprenditoriale di questa regione - spiega l’editrice di Dossier Maria Elena Golfarelli -. Non serve a nulla discutere in maniera demagogica e sterile di speranze, ottimismi, previsioni di ripresa. Qui a parlare sono i numeri, i bilanci, i fatturati delle molte aziende che hanno già dimostrato che la recessione si può superare con determinazione, talento e strategie adeguate».
Il prossimo numero di Dossier, in edicola nei prossimi giorni con il Giornale, è interamente dedicato al Veneto. Protagonisti, i principali attori del tessuto industriale e manifatturiero.
Ad accomunare i tanti imprenditori intervistati, un massimo comun denominatore. Il carattere tenace. «In ogni storia d’impresa emergono forza di volontà, dedizione al lavoro, senso di responsabilità, spirito sociale - aggiunge Golfarelli -. Possiamo affermare, senza paure di smentite, che il modello veneto dovrebbe essere quello dell’imprenditore italiano per eccellenza». Dossier punta i riflettori, in modo particolare, su Padova ormai da tempo, ovvero su una tra le principali province dello scenario industriale triveneto.
La città del Santo è una realtà ricca di aziende innovative e di successo, propense a investire in ricerca e sviluppo oltre che a lanciarsi verso progetti di internazionalizzazione. In copertina, Giancarlo Galan, neonominato ministro della Cultura e storico presidente della Regione - veneto doc - profondamente legato alla sua terra.
«Il Nordest non è rimasto esente dalle conseguenze della crisi, ma ha saputo reggere bene - dichiara Galan -. Il modello produttivo veneto - modello di ripresa - però, se ha funzionato finora, non può essere considerato un sistema rigido, ma ha bisogno di essere flessibile per andare incontro alle nuove sfide del mercato europeo e internazionale. Questo significa superare la frammentarietà e puntare sull’integrazione, dove la specificità può diventare motivo di arricchimento e scambio tra aziende e imprese». Non mancano - nell’intervista a Dossier - ampie riflessioni sul federalismo. A riguardo, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto - che sul periodico sottolinea con forza quanto il federalismo sarà una svolta epocale per il paese - evidenzia con entusiasmo l’incitamento di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, a realizzare in tempi brevi la riforma in tal senso.
«Grazie al federalismo, i 17 miliardi che ogni anno il Veneto versa allo Stato - spiega Zaia - potranno essere gestiti direttamente dalla Regione, nei settori più strategici per lo sviluppo del territorio. Uno studio recente sottolinea come, con il solo federalismo municipale, sarà possibile raccogliere oltre 240 milioni. È un’indicazione che la riforma funziona».
Non solo. «È indubbio che il Veneto sarà il modello pilota per l’applicazione nel Paese di questa riforma - conclude Golfarelli -.

Un dato di fatto che non scaturisce tanto dalla forza economica o dalla stabilità delle amministrazioni locali, quanto da un’impostazione culturale dei cittadini, da sempre abituati a condividere, a farcela da soli, a cavarsela con le proprie forze. Senza chiedere aiuti; anzi, sostenendo anche i territori meno fortunati».

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