Dejan Savicevic, ex Genio milanista e ora presidente della federcalcio del Montenegro, domani a Lecce c’è la prima sfida assoluta con l’Italia. Sensazioni?
«Sarà una bella partita. Noi contro i campioni del mondo, una cosa impensabile fino a un anno fa. Il nostro sogno era quello di giocare le qualificazioni mondiali, il sorteggio ci ha riservato addirittura gli azzurri».
Dica la verità, le piacerebbe fare uno sgambetto a Lippi, giunto a un passo dal record di Pozzo?
«Niente proclami, abbiamo tanti infortunati. Ma non alzeremo bandiera bianca, non abbiamo nulla da perdere. Rispetto quindi per l’Italia, anche se ne conosco qualche punto debole... È indubbio però che la sfida che aspettiamo di più è quella di Podgorica a marzo. Lì troverete un ambiente infuocato».
A proposito, ha seguito cosa è accaduto a Sofia?
«Non entro nel merito perché non conosco bene i fatti. Ho letto che i bulgari hanno fischiato l’inno e che gli italiani si sono lamentati. Ma allora cosa dovrebbero dire i francesi dopo i fischi di San Siro alla Marsigliese? Certo, Domenech ha parlato male di voi, ma un inno unisce tantissime persone di una nazione. Oltraggiarlo è sempre deprecabile».
Torniamo al calcio. L’impatto della matricola Montenegro nel girone è stato positivo: due pareggi nelle prime due uscite.
«E possiamo recriminare. Con la Bulgaria il 2-2 è arrivato al 92’ con una punizione inesistente, con l’Irlanda siamo stati sfavoriti da alcune decisioni arbitrali».
La sua Federazione è in crescita.
«In due anni abbiamo costruito molti uffici e un training camp per la nazionale. Venerdì scorso è venuto a trovarci Blatter, l’anno scorso Platini, i massimi organismi del calcio ci seguono con attenzione. Il nostro campionato, poi, è sempre più avvincente».
Vucinic e Jovetic sono gli «italiani» della rosa...
«Mirko è ormai un simbolo della nazionale, è il nostro bomber, un calciatore dalle grandi doti tecniche e soprattutto una bravissima persona. Nella Roma sta facendo bene in campionato e in Champions. Non sta bene, ma ieri si è allenato, giocherà e impensierirà gli azzurri. Stevan è giovane, deve compiere 19 anni, ha un gran futuro davanti perché è un talento. Complimenti alla Fiorentina, ha fatto un bell’investimento».
Sta seguendo il campionato italiano? C’è grande equilibrio.
«Sì, ci sono squadre molto ben attrezzate e che giocano un buon calcio pur non essendo tra le grandi del torneo. Tempo fa, ad esempio, ho visto una partita del Genoa e sono rimasto favorevolmente impressionato.
E del «suo» Milan cosa dice?
«Ha perso le prime due partite, ma si è subito ripreso. A febbraio vedrete il vero volto del torneo e i rossoneri saranno tra i protagonisti principali».
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