Caro Granzotto, non passa settimana che la cronaca non si occupi di spacciatori e consumatori di cocaina che sembra sia diventata di uso comune. La notizia ha un risvolto positivo, perché considerando che un grammo di coca sta sugli 80-100 euro e ci si fanno due tiri significa che non è vero che cè la crisi, ma che i soldi ci sono e si spendono alla grande. Il risvolto negativo non è tanto che tutti quei cervelli di cocainomani prima o poi cominciano a battere in testa (perché chi se ne frega, fatti loro), ma che magari quello che sbuca dietro la curva ha tirato coca e ti centra in pieno con un frontale. Però quello che mi interessa sapere e che le chiedo è: chi lha introdotta la moda della coca? Quando lumanità ha cominciato a drogarsi in massa?
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La droga è sempre circolata, caro Bastianini. Ne parla perfino Omero nellOdissea. Ricorda? Il nepente di Elena, il fiore dei lotofagi, tutta roba da sballo. Però un conto è la circolazione fra pochi intimi, un conto è il consumo di massa. Fenomeno abbastanza recente specie se riferito alla cocaina, alcaloide che è entrato in scena nella seconda metà dellOttocento riscuotendo, dapprima come farmaco, in seguito come stupefacente, un alto e duraturo gradimento. La sa la storia del Papa che beveva vino alla coca? Ne diede notizia il quotidiano Le Rappel che nel maggio del 1903 pubblicò un vistoso annuncio a pagamento dominato dallimmagine al tratto di Leone XIII. Vi si leggeva: «Sua Santità accorda una medaglia doro - Avendo trovato nel Grand Tonique Vin Mariani la fonte di sempre nuove forze, lAugusto e Venerato pontefice si è compiaciuto di renderlo noto al mondo intero accordando al benefattore dellumanità signor Mariani una medaglia doro». Seguiva lo stralcio della lettera a firma del Segretario di Stato, cardinal Mariano Rampolla, che accompagnava lonorificenza: «Sua Santità si compiace di incaricarmi di ringraziare nel suo Augusto Nome lamabile signor Mariani e di testimoniargli in maniera sensibile la Sua gratitudine». Infine, la rèclame: «Vino Mariani con coca del Perù - il Grande Tonico per le donne nervose e gli uomini deboli. Non cè leguale per anemie, fiacchezza, esaurimento nervoso e la debilitazione generale. Facilita la digestione, scaccia la fatica e stimola lappetito».
Sappia dunque, caro Bastianini, che nel 1863 Angelo Mariani, un còrso a mezzo fra il chimico, il farmacista e lenologo, pensò bene di addizionare dellottimo Bordeaux con lestratto di foglie di coca creando quello che volle chiamare vin tonique. Fu un successone, il vino andava a ruba e le vendite aumentarono ancor più quando lideatore ebbe lintuito di pubblicizzarlo facendo dei più illustri clienti i testimonial del prodotto. Il Papa della Rerum Novarum, come abbiamo visto, ma anche la Regina Vittoria o Emile Zola («Formulo i più vivi apprezzamenti per questo vino di giovinezza che riporta alla vita, conserva la forza a quanti lhanno e la rende a quanti lhanno perduta») o, ancora, la più esplicita Jane de la Vaudére, musa della Belle Epoque («Questo vino è cantare, volare, amare senza sosta; è aprire, nel paese dei sogni, una porta sullinfinito!»). Il tonico di Angelo Mariani ebbe, comè naturale, molti imitatori: in Italia fu la Buton a produrre fino agli anni Venti del Novecento la «Coca Buton», il «liquore che fortifica», come si leggeva nella pubblicità dellepoca, «il liquore degli intellettuali».
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