Due pesi e due misure Le Monde è garantista ma solo con i francesi

Quando nel 2007 Dominique Strauss-Kahn venne nominato al vertice del Fondo monetario internazionale, la Francia gonfiò il petto d’orgoglio e la stampa rispolverò il mito della grandeur per l’onore conferito ad un figlio della République. Solo in privato e sottovoce, molti politici sia tra gli alleati che tra gli avversari si chiesero allora come avrebbe fatto DSK a tenersi fuori dai guai sessuali per i quali già andava famoso. Nessun giornale si azzardò a far cenno alla questione, tanto che il corrispondente di Libération da Bruxelles, Jean Quatremer, fu costretto a scriverne sul suo blog dove osservò: «L’unico vero problema per Strauss-Kahn è la sua relazione con le donne: troppo pesante, ai limiti dell’aggressione». Lo staff del presidente del Fmi minacciò querela ma poi fece cadere la cosa.
Oggi che il presidente del Fondo monetario si trova in carcere a New York con l’accusa di stupro, l’abitudine dei giornali francesi a chiudere entrambi gli occhi davanti ai peccati dei potenti in casa propria è sotto scrutinio. I giornali anglosassoni in questi giorni ci vanno a nozze ricordando il sussiego e lo scherno con cui in Francia venne trattato l’affaire Clinton-Lewinsky. Sul Daily Mail, Stephen Glover titola così il suo commento: «Un satiro sessuale, una cospirazione del silenzio e perché non dovremo mai avere leggi sulla privacy come quelle francesi». Mentre il Guardian scrive: «Il tabù mediatico che protegge l’elite politica francese ha confinato sino ad oggi le prodezze di Strauss-Kahn nel reame del gossip». Il New York Times parla di un «codice del silenzio» che domina la stampa francese quando si tratti di ricchi, famosi o potenti e della convinzione, tutta francese, che le abitudini sessuali dei protagonisti della vita pubblica siano al di fuori del diritto di cronaca.
La vicenda di Dominique Strauss-Kahn, dove non si parla più solo delle sue capacità di grande seduttore ma entra in gioco la violenza e lo stupro, rende questa linea di condotta molto più impervia del solito. Soprattutto perché l’arresto si è svolto negli Stati Uniti, dove in questi casi ai giudici non pare vero di poter dimostrare che la giustizia è uguale per tutti. Così la faccia devastata e scossa del potentissimo presidente del Fmi è sfuggita alla «cospirazione del silenzio» ed è finita sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo.
Ciò nonostante Le Monde di ieri tentava ancora una estrema difesa d’ufficio con un pensoso editoriale dove si mettevano in contrasto i tempi doverosamente lunghi della giustizia con quelli fulminanti della moderna comunicazione, la cui conseguenza è che il processo si celebra sui media molto prima che nei tribunali e la condanna è comminata dalla pubblica opinione una volta e per sempre anche in caso di assoluzione.
Tutto molto giusto, ma con un perverso vizio d’origine che indebolisce questa difesa. Il «codice del silenzio» di cui parla il New York Times vale solo per i potenti di casa propria. Invece Le Monde (come la maggior parte dei quotidiani francesi) non si è fatto alcuno scrupolo di riservatezza nell’affondare le mani nelle vicende personali e giudiziarie di Silvio Berlusconi, nei cui confronti la privacy e persino la presunzione di innocenza che oggi vengono invocate per DSK, valevano meno di zero.
Nel novembre scorso, il venerando quotidiano francese scrisse un editoriale con la bava alla bocca: «Il ripetersi degli scandali giudiziari e sessuali, pone una questione legata alla dignità del presidente del Consiglio e danneggia l’immagine dell’Italia che Berlusconi ha ridotto alla sua caricatura. Con il suo tanfo da basso impero la fine del berlusconismo non fa onore alla Penisola».

Oggi ancora non sappiamo se le accuse contro Dominique Strauss-Kahn saranno confermate, ma se lo fossero, le piccanti gentilhommerie del Cav. al confronto meriterebbero la legion d’onore e qualche parola di scusa da Le Monde. Sarà per questo che ora lo stesso giornale suggerisce oggi a DSK l’esempio di Berlusconi per «sopravvivere allo scandalo».

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