Inverno, cadono le giunte. Abbiamo titolato così qualche giorno fa, illustrando quello che sta succedendo nellUnione ligure, sempre più disunita.
Siamo fuori stagione, ma sono come le ciliegie. Una dopo laltra, sono cadute le giunte di Rapallo, nata come indipendente e avvicinatasi con il passare dei mesi allabbraccio mortale con lUlivo, che peraltro oggi corre da solo; di Arenzano; di Sanremo, dove mancano solo pochi giorni dallufficializzazione delle elezioni anticipate; di Ceranesi; di Chiavari. Un male sottile che attraversa la Liguria da Ponente a Levante, senza soluzione di continuità, con lunica costante della litigiosità allinterno dei partiti del centrosinistra.
E ogni storia è, a suo modo, drammatica. Ad Arenzano alcuni ex alleati sono finiti a denunce, insulti e carte bollate. A Ceranesi, addirittura, a essere messo sotto è il segretario provinciale della Margherita Omar Calorio, mica uno qualsiasi. E, di fronte alle bordate di alcuni suoi alleati e dei Ds, cè lonore delle armi reso dal coordinatore regionale azzurro Michele Scandroglio, che è uno dei capi dellopposizione.
Le storie di Sanremo, Chiavari e Rapallo, invece, sono assolutamente parallele: sono tre Comuni che, in qualche modo, erano una traduzione sulla carta geografica della definizione «roccaforte moderata». Che fosse Dc di un tempo o Casa delle libertà attuale, il concetto era chiaro. Si tratta di Comuni che mai (o quasi) nella storia avevano nemmeno voluto sentir parlare di sinistra. E che, non a caso, avevano eletto primi cittadini leghisti e non ulivisti nel momento della caduta dei partiti della Prima Repubblica. Addirittura, nella città dei Fiori, Giovenale Bottini era stato eletto con percentuali bulgare, finendo sui giornali come uno dei sindaci più votati dItalia.
Poi, prima Chiavari, poi Sanremo, avevano scelto il centrosinistra, mascherato da moderatismo con lappoggio esterno della sinistra. O, nel caso di Rapallo, da liste civiche contrapposte al centrosinistra e al centrodestra, ma soprattutto al centrodestra. Tanto che, al ballottaggio, lelettorato ulivista aveva scelto proprio quelle liste. Ma si trattava di esperienze effimere, perchè fatte sullonda dellemotività dovuta a inchieste giudiziarie, magari poi naufragate, o a clamorosi errori del centrodestra, spaccato e litigioso, a volte addirittura con più candidati. Si è visto come è andata a finire: quelle giunte sono andate in scadenza, come le mozzarelle.
Da tutte queste storie arrivano due insegnamenti. Il primo è che i moderati che prestano i loro volti allUnione, spesso e volentieri sono solo foglie di fico per la sinistra tradizionale. Che, in certe zone, non riesce a governare con le proprie forze. E, appena si scopre il giochino, crolla. Il secondo è che i moderati devono azzeccare i candidati e non lasciarsi andare a risse o risentimenti personali. Altrimenti perdono.
Ripetiamo volentieri questa storia.
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