E anche gli svizzeri proteggono Totti

Marcello Di Dio

nostro inviato a Ginevra

Alla Svizzera è legato il suo esordio nella nazionale maggiore, quando aveva 22 anni. La Svizzera rappresenta per Francesco Totti la rinascita azzurra dopo l’infortunio. Novanta minuti in campo, più di quanto ci si sarebbe aspettati, considerato che la sua condizione fisica non è ancora ottimale. «Mi serviranno altre due settimane per essere al top», aveva detto il romanista alla vigilia. Ma a Ginevra, nella prima vera partita premondiale dell’Italia, ci teneva a far bene. E Lippi, che lo ha seguito più di altri nel corso della prima settimana di lavoro e sa che ha bisogno di farlo giocare, gli aveva costruito un ritorno ad hoc: posizione di mezza punta insieme a Del Piero dietro all’unica punta Gilardino. Almeno nel primo tempo, visto che nel secondo il ct ha riproposto due attaccanti alti (con Iaquinta che ha agito prevalentemente a sinistra).
Sorride Totti, emozionatissimo durante l’esecuzione dell’inno; poco prima - mentre stava per entrare in campo e lo speaker leggeva il suo nome - gli erano arrivati applausi scroscianti. Davanti agli occhi di Francesco saranno passati gli attimi di terrore quando la sua caviglia fece crac.
Tre mesi e mezzo dopo, con un duro lavoro di rieducazione prima e di recupero poi, eccolo in campo. È ancora legnoso, va ricalibrata la misura nei passaggi, ma l’impegno non manca. Almeno nel primo tempo Totti resta molto coperto a centrocampo, forse per evitare contatti pericolosi. Anche se Vogel dopo 21 minuti gli entra duro all’altezza della linea laterale, suscitando l’ira del romanista. L’impressione è però che gli avversari gli lascino ampi spazi e che i compagni spesso lo trascurino, preferendo non servirgli la sfera. Ma nei primi 45’ tocca 18 palloni, alcuni dei quali sono un classico del suo repertorio: bellissimo il lancio lungo su Camoranesi dopo uno stop da applausi nella lunetta del centrocampo; spettacolare la triangolazione con Del Piero e Gattuso, con successivo assist per Gilardino pescato in fuorigioco; sontuoso il colpo di tacco al primo pallone giocato, che poi ripeterà per l’amico De Rossi.

Ammirevole infine il pressing che tenta di fare alla difesa svizzera, mentre Yakin chiude da distanza troppo ravvicinata una sua punizione dal limite nella ripresa, durante la quale tocca una decina di palloni. Uno di questi si trasforma in un retropassaggio errato per Vogel che non provoca però danni. Alla fine meriterà una sufficienza di incoraggiamento, in attesa del prossimo test. Il Mondiale non è poi così lontano.

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