Dati preoccupanti sul fronte del lavoro: il tasso di disoccupazione a dicembre 2011 è salito all’8,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a novembre e di 0,8 punti percentuali su base annua. E' il dato più alto dal gennaio 2004, rivela l'Istat, anno d’inizio delle serie storiche mensili. Se invece si prendono in considerazione le serie storiche trimestrali, per trovare un tasso di disoccupazione così alto bisogna tornare al terzo trimestre del 2001. Intanto il governo Monti cerca di imprimere un'accelerazione sulla riforma del mercato del lavoro. L'obiettivo è duplice: rilanciare l'economia, per uscire al più presto dalla recessione, e ridurre il numero dei disoccupati. Il ministro del Welfare Elsa Fornero ha assicurato che il governo intende approvare la riforma entro marzo. "Dopo il patto di bilancio europeo - ha detto il premier Mario Monti - possiamo rivolgerci alle politiche per la crescita e soprattutto affrontare i problemi dei giovani che soffrono dappertutto e nel mio paese in particolare per la disoccupazione". "Con Mario c’è grande intesa", ha subito chiosato il presidente della Francia Nicolas Sarkozy facendo presente che l’Italia è importante perché è la terza economia europea. "In tre, con lui e la Merkel, lavoriamo benissimo".
Peggiora la situazione
I tecnici dell’Istat hanno spiegato che, sempre a dicembre 2011, "c’è stato un peggioramento consistente del mercato del lavoro, soprattutto per un incremento della disoccupazione maschile". Il numero dei disoccupati ha raggiunto quota 2.243.000. La disoccupazione maschile cresce del 5,1% rispetto a novembre e del 15,1% su base annua. Diminuisce invece il numero di donne disoccupate rispetto a novembre del 3,9% mentre aumenta del 6,2% in termini tendenziali. Quanto all’occupazione, a dicembre 2011 gli occupati sono 22.903.000, un livello sostanzialmente invariato rispetto a novembre, in presenza di un calo della componente maschile e di una crescita di quella femminile. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,2% (-34mila unità) rispetto a novembre.
In Germania è ai minimi storici
Buone notizie, invece, dalla Germania: a gennaio il tasso di disoccupazione è sceso al 6,7%, ai nuovi minimi dall’inizio della serie storiche. Lo rende noto il Dipartimento del Lavoro precisando che il numero di disoccupati è sceso di 34mila unità a 2,849 milioni.
Monti: l'Italia resta un problema
Ritirando a Parigi il premio Le trombinoscope come uomo europeo dell’anno a Parigi, Monti ha ribadito che "il Paese si trova ancora in una situazione in cui poteva e può essere considerato un problema molto serio per l’Europa e la zona euro, ma ora vogliamo che diventi parte della soluzione e non del problema". Il presidente del Consiglio ha rivelato di coltivare "la speranza che i partiti politici, quando al più tardi la prossima primavera questo Governo si ritirerà, possano riprendere la dialettica in un clima che spero sia più umano e sereno di quello che ha causato questo piccolo imprevisto della storia". "Non ho mai amato la definizione 'governo tecnico' o di 'esperti'", ha puntualizzato il Professore spiegando di aver cercato di "fare del mio governo un governo politico, cercando con molti sforzi di convincere i partiti al termine di una stagione molto tesa ad avere una rappresentanza politica nel Governo, ma sfortunatamente non hanno accettato". Monti ha, poi, detto di non sapere se l’assenza di politici abbia "rafforzato o indebolito" l’esecutivo visto che ci sono degli elementi positivi e altri negativi. "In ogni caso - ha concluso - è una situazione inedita in cui il Parlamento è diviso nella sua composizione, ma collabora a sostegno del governo".
Fornero: riforma lavoro entro marzo
Il governo varerà la riforma del mercato del lavoro per "fine marzo". Obiettivo, avverte il ministro Elsa, da raggiungere con "il dialogo con le parti sociali". Sarà necessario un accordo con imprese e sindacati? "Non ho detto questo. La condizione e che i risultati ci siano, che la riforma sia incisiva", chiarisce. Ospite del programma di Lilli Gruber, Otto e mezzo, su La7, il ministro del annuncia che le parti sociali sono state convocate per giovedì dalla Presidenza del Consiglio, per il secondo round del tavolo sulla riforma dopo la falsa partenza della settimana scorsa. E sfiora ancora il terreno minato dell’articolo 18: "Non è un tema preminente ma non deve essere un tabù", ribadisce citando il premier.
Su cosa si discuterà coi sindacati
Il ministro non non esclude che i sindacati possano accettare di discutere con il governo, in modo costruttivo,su alcuni argomenti chiave per il Paese. A partire, ad esempio, , dal come gestire "in maniera diversa le cause di lavoro". Poi per ridurre le "incertezze" di cui soffrono le imprese, a partire dai "costi molto gravosi" dovuti al ritardo con cui arrivano le sentenze di reintegro. La Fornero vorrebbe inquadrare la riforma in "un quadro di politica economica più ampio", e non esclude interventi anche di "politica fiscale", come "un cambiamento del mix di tassazione tra capitale e imprese". Pensa a incentivi per le imprese, ma quando ci saranno le risorse: "Per detassare bisogna ridurre ancora la spesa pubblica".
Capitolo contratti
L’obiettivo, dice il ministro, è disincentivare la flessibilità che alimenta il precariato, renderla "più costosa". In altre parole: il lavoro flessibile rimane, ma costa un po' di più alle imprese. E, al contrario, rendere la stabilizzazione dei posti di lavoro "appetibile anche per i datori di lavoro". La Fornero precisa poi che nessuna delle ipotesi circolate sino ad ora, come il cosiddetto "modello Ichino", è sul tavolo, perché "il governo è intenzionato a fare le sue proposte nel dialogo". "Andare ad un contratto unico mi sembra anche eccessivo", aggiunge. "Una delle ipotesi è lavorare sull’apprendistato".
E si punta "a sperimentare nuove forme contrattuali", anche con accordi con le Regioni". In ogni caso la riforma non toccherà i diritti acquisiti da chi ha già un contratto di lavoro, garantisce il ministro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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