E dopo lo choc greco, le aziende battono i «Btp» tedeschi

La lunga lista di adesioni alle aste mensili dei Bot o dei Btp non fa notizia se non per rassicurarci sull’assoluta estraneità dell’Italia alle problematiche di bilancio di cui soffrono Grecia e Spagna. Ma quando un’emissione come quella di Enel, che con tre miliardi di euro costituisce già nelle dimensioni un record assoluto per i piccoli risparmiatori italiani, totalizza in soli cinque giorni oltre 14 miliardi di richieste conferma una nuova tendenza di mercato. Dimostra che oggi gli italiani sono molto più attenti non soltanto all’extra rendimento, rispetto a quello offerto dai titoli di Stato, ma anche alla solidità del gruppo che emette il prestito obbligazionario.
Nell’autunno 2008, dopo il crac di Lehman Brothers, le Borse scivolarono fino sull'orlo del baratro e soltanto i titoli di Stato tedeschi e americani, allora ritenuti gli unici porti sicuri, resistettero. Poi, dopo i minimi di marzo 2009, è ricominciata la corsa all’acquisto di corporate bond che avevano raggiunto prezzi da saldo e assicuravano rendimenti generosi. E infatti nel 2009 chi ha investito in questi prodotti tramite i fondi comuni ha ottenuto un guadagno medio dell’11,4 per cento.
Ma ora, secondo gli esperti del settore, le quotazioni sono tornate alla normalità. Che, tradotto in pratica, significa che i bond societari tendono a offrire un rendimento superiore ai titoli di Stato di uguale durata ma con un grado di rischio maggiore. Con, in più, due nuove variabili non secondarie. La prima è che i tassi di interesse offerti dai titoli governativi sono schiacciati sui minimi storici: il Treasury Usa a tre anni rende l’1,45% lordo annuo, il Bund tedesco triennale l’1,5% e il Btp scadenza 2013 non va oltre il 2%. In secondo luogo, i gravi problemi di bilancio della Grecia (insieme a quelli di Irlanda, Portogallo e Spagna) hanno reso meno sicuri i titoli governativi dell’area euro. Tutto questo ha convinto le famiglie italiane a diversificare affiancando ai Bot e ai Btp le obbligazioni societarie. Ma a due condizioni: che offrano un rendimento superiore ai titoli governativi e che diano ampie assicurazioni sul versante della solidità. Che consiglio dare a coloro che vogliono diversificare? Il più importante è evitare il «fai-da-te» investendo molto in un unico titolo o emittente: i dolorosi casi Cirio, Parmalat e Lehman dovrebbero insegnare che non è una scelta saggia. È raccomandato quindi scegliere un buon fondo corporate bond euro, magari basandosi sul rating e le performance monitorate sul sito di Morningstar, o un buon Etf.
Oppure, dedicandovi però piccole porzioni del proprio giardinetto, investire in emissioni già sul mercato con scadenza di massimo quattro anni che offrono oggi tra il 3% e il 3,2% annuo (per esempio Finmeccanica 3/12/2013, Unicredit 14/1/2014 ed Edison 22/7/2014).

Cioè lo 0,4-0,7% in più all’anno di un Btp di pari durata. Un ulteriore accorgimento è, infine, spalmare l’acquisto nell’arco di alcuni mesi sfruttando i numerosi «Pac» presenti sul mercato: tra le Sgr più attive su questo versante ci sono Mediolanum, Arca, Pioneer e Azimut.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica