E a fine mandato Monti scopre la nautica in crisi

di Antonio Risolo

In quattordici mesi hanno massacrato il comparto nautico a 360 gradi. Oggi, in piena campagna elettorale si improvvisano samaritani e corrono dal moribondo per tentare di rianimarlo. Scusate, l'Italia è in lacrime, ma ci scappa da ridere. Apprendiamo, infatti, dell'apertura di un tavolo (oggi se non apri un tavolo, non importa quale, non sei nessuno) al ministero dell'Economia, sollecitato dal governatore della Liguria, Claudio Burlando. Il quale lo definisce «un passo avanti». Anzi, per Burlando, il governo Monti «può ancora prendere provvedimenti concreti» nonostante il mandato sia agli sgoccioli.
Il governatore, grand commis dell'operazione, avrebbe ottenuto garanzie dal ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, che a sua volta avrebbe messo a disposizione del «tavolo» uno dei suoi sottosegretari, Vieri Ceriani, per l'«operazione salva nautica».
Si tratta di «un accordo importante, davvero fondamentale per il comparto, che può fare da sprone per uscire dalla crisi», aggiunge Burlando. Infatti, a partire da oggi, mancano esattamente 14 giorni all'apertura delle urne. Quattordici mesi di botte da orbi, quattordici giorni per risolvere tutti i problemi. Strabiliante. Mettiamola così: in questo periodo ogni scherzo vale.
Può un governo che ha i giorni contati, e che ha contribuito in maniera determinante alla distruzione di valore del comparto (dai 6,5 miliardi degli anni d'oro a poco più dei 2,5 di oggi), accompagnare la nautica fuori dalla crisi? Dov'erano Monti, Grilli, Burlando & soci quando un anno fa di questi tempi i nostri porti si svuotavano, migliaia di posti di lavoro sparivano, centinaia di micro aziende dell'indotto chiudevano bottega? Partito lancia in resta per stanare - giustamente - gli evasori, il governo tecnico ha invece dato il colpo di grazia al lavoro, alle realtà commerciali e artigianali costiere, a tutta l'economia del mare. Metamorfosi di una crociata. È o non è un capolavoro? Ma c'è di più.
Nei giorni scorsi, infatti, il Professore ha voluto fare tappa in un nuovo porto turistico del Salernitano (Marina d'Arechi), realizzato con un investimento di circa 120 milioni totalmente privato. Una tappa del tour elettorale in Campania che sa tanto di ritorno sul luogo del delitto. Per nulla imbarazzato, il premier uscente si è complimentato con i vertici del nuovo marina.

I quali, se non hanno toccato ferro (la stagione sta per iniziare), hanno preso carta e penna per ricordare al governo come «le politiche recenti, volte più alla pur legittima lotta all'evasione che allo sviluppo, abbiano contributo a creare una caccia alle streghe che certamente non favorisce l'attività del settore nautico». Sottolineando «l'importanza crescente della nautica e dell'Economia del Mare». Sempre e comunque fuori dalle agende politiche italiane.

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