E il Napoli carica Cavani Matador che vale il Pibe

Cavani più forte di Maradona? Una bestemmia, direte. Roba da ritrovarsi con Farinata degli Uberti nel cerchio infernale degli eretici. Eppure l’uruguaiano, 24 anni, ha segnato più dell’argentino nel primo campionato con la maglia del Napoli: 20 reti in 27 partite l’uno, 14 gol in 30 gare l’altro. Se poi ne realizzasse ancora 5, Cavani eguaglierebbe in una stagione il bottino realizzato da Dieguito in due tornate. Piccoli numeri, ne conveniamo, di fronte all’enorme carriera di chi rimarrà per sempre un’icona dei tifosi partenopei e non solo. Ma sempre numeri sono. E allora lasciateci dire e scrivere ogni bene possibile di questo ragazzo che al debutto può vincere lo scudetto: Maradona ci riuscì al terzo tentativo. Da metà agosto in avanti ha fatto impazzire Napoli con una continuità disarmante firmando 27 gol in 38 incontri, coppe comprese, con una media vicina al 75%. Una macchina da guerra.
Come dimenticare la doppietta all’Elfsborg nel primo impegno di Europa League? O il gol fantasma a Firenze nella prima di campionato? O le triplette con cui ha raggiunto l’Utrecht in Olanda e affondato la Juventus al San Paolo? O le reti siglate al 93’ a Steaua e Lecce nella zona a lui intitolata? Senza dimenticare il palo che giovedì sera avrebbe potuto evitare l’eliminazione contro il Villarreal. C’è solo da scegliere la perla più bella. E lunedì potrebbe arricchire la collana nella partita che vale un campionato.
All’inizio della carriera lo chiamavano El Botija (il ragazzino) per via del fisico così asciutto da apparire fin troppo delicato. Oggi è El Matador, e il soprannome non ha bisogno di traduzione. Iddio l’ha creato per giocare a pallone: lo marchi a sinistra e ti frega sulla destra, nell’uno contro uno è micidiale grazie a un dribbling devastante, preciso e potente con entrambi i piedi, sa farsi rispettare anche di testa. E’ straordinaria, in modo particolare, la sua dote di eludere la marcatura degli avversari: ne sono testimonianza i 3 gol segnati alla Juventus, da mostrare nelle scuole di calcio. Poteva esplodere prima. Ma il suo modo di giocare, un po’ lontano dall’area di rigore, ha indotto più di un tecnico a ritenerlo una seconda punta: errore. Con Mazzarri ha trovato la dimensione giusta. E Napoli è diventata la sua casa. Peccato che sia un punto fermo della nazionale uruguaiana con cui ha disputato il Mondiale in Sud Africa e segnato nella finalina di consolazione. Il nonno paterno era originario di Maranello, la patria della Ferrari.
Aurelio De Laurentiis, il suo presidente, ha detto che non lo cederebbe neppure per 50 milioni, per 120 chissà, potrebbe farci un pensierino, ma solo con l’obbiettivo di rinforzare il Napoli in ogni reparto. Con lui ha fatto l’affare della vita acquistandolo l’estate scorsa dal Palermo. Al momento gli è costato 5 milioni, poi ne pagherà altri 12 in 3 anni. Chissà come friggono Zamparini, Moratti e Agnelli: il primo non ha fatto abbastanza per trattenerlo; il secondo poteva prenderlo, ma non ci ha creduto fino in fondo; il terzo ha speso cifre ben più consistenti per portare a Torino giocatori che non sono da Juventus. A differenza di costoro De Laurentiis non ha mai coltivato il minimo dubbio sulle qualità di Cavani che per esteso si chiama Edinson Roberto Cavani Gómez: «Mi piace come giocatore, mi piace ancora di più come uomo per quei grandi valori che si porta nel cuore come Atleta di Cristo.

Dobbiamo fare un film su di lui, l’ho detto ai miei collaboratori». Già perché l’uruguaiano è un campione non solo nel calcio, ma anche nella vita di ogni giorno, in sintonia con i principi della chiesa evangelica pentecostale.

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