E ora riprende quota la cordata italiana con Air One e Intesa

da Milano

Il prestito concesso ieri all’Alitalia per aiutarla a trovare una soluzione industriale di risanamento e di rilancio è uno strumento provvisorio, di emergenza. Le condizioni sono tali che i 300 milioni svaniranno in fretta se non sarà trovato in breve un solido approdo: tra gennaio e febbraio, ultimi dati ufficiali comunicati alla Consob, la compagnia ha bruciato cassa per 102 milioni. Se l’emorragia non dovesse essere frenata, i 300 milioni basterebbero per tre mesi; ma con un pizzico di ottimismo in più, considerata anche l’alta stagionalità estiva, si può pensare a un orizzonte temporale che arriva fino all’autunno. È nell’arco di questo periodo che Alitalia dovrà trovare un acquirente credibile, che la guidi al risanamento, dopo aver aperto ai potenziali candidati la propria «data room» per rendere possibile un’offerta.
In prospettiva, le soluzioni restano più d’una: il mutato scenario politico rafforza le possibilità di una «cordata italiana». Ieri sera il premier in pectore si è detto più che fiducioso. Chiusa la partita con Air France, ha spiegato Berlusconi, «gli imprenditori potranno venire avanti»: «Adesso esistono le condizioni affinché chi vuole partecipare ad Alitalia si faccia avanti e chieda di verificare i conti in modo da poter presentare nel più breve tempo possibile una offerta impegnativa, il tutto coadiuvato da banche e istituzioni a latere e sicuramente con la partecipazione di aziende del settore. E poi si vedrà come può essere individuato un piano industriale che riporti al pareggio e all’utile».
Restano sul tavolo, in via ipotetica, altre vie: un rientro, ad altre condizioni, di Air France, un’offerta di Lufthansa, l’outsider Aeroflot, in un ruolo da definire. Sullo sfondo, non è scongiurato il ricorso all’amministrazione controllata o a un commissariamento ex legge Marzano, nel caso svanissero reali prospettive di vendita.
Cordata italiana. Bruno Ermolli, consulente di Berlusconi, insieme a Gianni Letta, ci stanno lavorando da settimane, e il prestito trova la sua forte motivazione proprio in una soluzione pilotata verso l’«italianità» della compagnia, un valore molto sentito dalla gente al di là di qualunque discorso tecnico. Una cordata italiana avrebbe come perno industriale Air One, la compagnia di Carlo Toto che dalla fine del 2006 sta lavorando senza incrinature per questo obiettivo, e attorno ad essa si potrebbe coagulare un pool di altri soggetti; e come perno finanziario una o più banche (a cominciare da Intesa Sanpaolo, che ha sempre sostenuto Air One), che garantirebbero gli ingenti flussi di denaro di cui l’Alitalia ha estrema necessità. Air One chiede di poter effettuare una due diligence completa e su dati aggiornati per formulare - tempo un paio di settimane - un’offerta. Lamenta di aver potuto verificare, nella prima fase di gara, soltanto dati vecchi (2006) e limitati ad Alitalia fly (che non comprende Alitalia servizi). Dalla compagnia di Toto si fa sapere, comunque, che il lavoro di aggiornamento del proprio piano, anche dopo la bocciatura dei ricorsi da parte del Tar e del Consiglio di Stato, non si è mai interrotto. Su una soluzione di questo tipo, che oggi appare avvantaggiata, restano numerose perplessità. Impegnativo per Air One (un terzo di Alitalia per dimensioni) fondersi con una compagnia in così profonda crisi e poter ottenere risultati tali da ripagare i capitali a prestito; i network delle due compagnie sono in parte sovrapposti (con problemi di Antitrust sul Milano-Roma), e sbilanciati sul breve-medio raggio, quello che soffre di più; Air One non apporterebbe valore aggiunto al lungo raggio (quello che fa la vera differenza tra le compagnie di linea tradizionali), sul quale sarà operativa da giugno con due aerei soltanto. All’acquirente di Alitalia sarà chiesto di salvaguardare il ruolo di Malpensa, che dovrebbe essere «difesa» da un parallelo ridimensionamento di Linate. Alitalia ha una partnership commerciale con Air France e appartiene all’alleanza SkyTeam, Air One ha un rapporto commerciale con Lufthansa. Par di capire che, essendo i due rapporti incompatibili, sarebbe abbandonato quest’ultimo.
Air France e Lufthansa. Gli esperti sono propensi a ritenere che Parigi non sia più interessata, convinta ormai che al suo passo indietro non seguirà un’offerta dei tedeschi. Il trasporto aereo, fra recessione e prezzi record del carburante, si avvia ad affrontare anni difficili; che sia per Air France sia per Lufthansa saranno resi più delicati dall’arrivo in flotta degli Airbus 380, giganti dei cieli, che per essere metabolizzati (e riempiti) hanno bisogno di condizioni di mercato favorevoli.

In questo contesto, Alitalia potrebbe rivelarsi una spinosa zavorra.
Aeroflot. Non è pensabile che la compagnia russa possa comprare tout court Alitalia, perché extracomunitaria. Ma potrebbe essere socio di minoranza in una cordata italiana.

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