Ecco quello che la mostra non dice del Pci

Ecco quello che la mostra non dice del Pci

(...) Cioè da Fondazione Diesse e Fondazione Gramsci.
Ma è soprattutto l'aspetto culturale a scandalizzare. E poco importa che l'evento sia stato inquadrato nelle celebrazioni per il 150° anniversario dell'unità d'Italia anche a livello nazionale. In molti non accettano l'idea che venga celebrato un partito totalitario che ha sostenuto e favorito feroci dittature. «È di sconcertante gravità la concessione del patrocinio istituzionale per la celebrazione di un partito che per decenni fu complice morale, materiale e politico dei crimini del partito comunista dell'Unione Sovietica - è l'attacco tutto politico di Gianni Plinio, responsabile Sicurezza del Pdl Liguria - Secondo un autorevole storico come Stephane Curtois il costo del comunismo ammonterebbe, oltre al resto, a 85 milioni di vittime. Fu Palmiro Togliatti uno dei più stretti collaboratori di Stalin e vergognose furono sia la condivisione del Pci della repressione sovietica della rivolta di Budapest nel 1956 che la sua indifferenza a fronte dell'invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati con la stella rossa nel 1968. Una storia così più che celebrata con patrocinio e magari contributo pubblico andrebbe dimenticata e censurata».
Soprattutto, contrariamente a quel che si annuncia nei manifesti e nei volantini, la mostra non è si limita a un lavoro storico concluso con la fine del Pci (1921-1991), ma al Ducale sono esposti pannelli assai più attuali, che riguardano la politica attiva contemporanea. Uno fa riferimento all’esortazione di Nanni Moretti a D’Alema: «Dì qualcosa di sinistra». In più parti vengono citati gli anni più recenti, come il 2010, che con il Pci non dovrebbero avere relazioni.
Il nostro lettore Andrea Cevasco è voluto andare oltre il semplice mugugno. Ha ricordato un piccolo pezzo di vera storia d'Italia che probabilmente non troverà spazio nell'apologia del comunismo allestita a Palazzo Ducale e che sta tutto nel racconto di Paolo Emilio Taviani: «Mentre a capo del Sifar c'era Ettore Musco, in qualità di ministro della Difesa ebbi la documentazione precisa del finanziamento di circa due miliardi di lire del tempo, attraverso Zurigo, al Pci. Notificai la cosa al Presidente del consiglio del tempo, che era Mario Scelba, e all'allora ministro degli Esteri, Gaetano Martino». Una vicenda, quella dei fondi neri dall'Urss al Pci, che la Dc avrebbe potuto far deflagrare contro l'avversario, ma che preferì gestire con oculatezza e realismo per evitare una guerra civile.
Piccoli pezzi di storia che potrebbero «aggiornare» la mostra del Ducale. Piccoli pezzi di storia come quelli che certamente molti lettori conserveranno nella loro memoria.

Per questo potrebbe essere interessante raccogliere sulle pagine del Giornale proprio i contributi di chi gli anni del Pci li ha vissuti molto da vicino e potrebbe offrire spunti di riflessione da paragonare a quella storia vista da un'ottica molto partigiana. Segnalando al Giornale i vostri ricordi si potrebbe poi verificare se la mostra ha davvero tracciato un quadro reale di quel che fu il Pci per la storia dell'Italia. Diego Pistacchi

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