Ecco gli Usa apocalittici. Ma quanto inquinano le conferenze sul clima?

Riprendiamo la chiacchierata da dove la lasciammo l’ultima volta, quando concludemmo che i potenti del mondo potrebbero prendere a modello il presidente del Consiglio italiano, il quale, senza pretendere di salvare l’intero pianeta (e men che meno i pinguini), ha salvato Napoli dai rifiuti e sta salvando L'Aquila dalle ferite del terremoto. Sentimmo il dovere di manifestare l’auspicio e sentiamo il dovere di ribadirlo perché che quei potenti stiano invece sprecando tutte le loro energie per deluderci è più che un sospetto.
Ho scritto deluderci ma dovete leggere fregarci; una fregatura che ha grotteschi risvolti che sarebbero comici se non fossero tragici. È da una generazione che migliaia di sfaccendati delegati dai governi di ogni angolo del pianeta si danno convegno, con cadenza annuale, una volta a Rio, un’altra a Bali, un’altra ancora a Vattelappesca, per recitare la stessa litania, una specie di mantra, probabilmente: dobbiamo agire, e subito, e ridurre le emissioni mondiali di CO2. Il primo elemento grottesco è che se questi sfaccendati, parassiti dipinti di verde, se ne stessero tutti a casa, eviterebbero di emettere essi stessi una quota consistente di CO2. Perché, diciamo la verità, anche se noi non siamo di quelli che temono il gas-serra, troviamo insopportabile quando viene emesso inutilmente.
E che siano inutili queste riunioni planetarie non è un’opinione ma un fatto: il protocollo di Kyoto è un mostro che fu ideato nel 1992, concepito nel 1997 e sbroccolato con forza di legge nel 2003, ma le emissioni di CO2 sono aumentate senza sosta, anche in quei Paesi che quel mostro partorirono. Il che mi conduce al secondo elemento grottesco: la faccia di bronzo degli sfaccendati-parassiti, i quali farneticano rilanciando sul dopo-Kyoto a fronte di un Kyoto che è stato un colossale fallimento - e non poteva essere diversamente, come pronosticammo su queste pagine nel 2001.
Nel gioco del poker, rilanciare con nulla in mano si chiama bluffare, e colossale bluff è tutta la faccenda del clima. Ma fuori dal poker il bluff è parente stretto della fregatura, che nel caso specifico consiste di quanto segue. Abbindolare tutti noi e, con la forza della legge e in nome della salvezza dei nostri figli (o dei pinguini, se non abbiamo figli), obbligarci a impegnare il denaro delle nostre tasse per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici (Fv), che sono quanto di più dannoso, prima che inutile, ci sia per produrre energia elettrica. Non è un caso, infatti, che essi contribuiscono per lo 0.5% (l’eolico) e per lo 0.001% (il Fv) alla produzione elettrica mondiale; ed è importante rendersi conto che così sarebbe anche se quegli impianti fossero gratis.
Ma gratis non sono, ed è qui la fregatura: per esempio, se per un impianto turbogas che produce energia elettrica utile dovremmo impegnare mezzo miliardo, per uno equipollente Fv dovremmo impegnare 60 miliardi e l’energia elettrica che esso produce è inutile.


Capite bene, allora, com’è che è da una generazione che quegli sfaccendati-parassiti, come api sul miele, ronzano da Rio a Bali a Vattelappesca, senza darsi pace e senza rassegnarsi all’evidenza che il loro problema non ha soluzione.

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