Addio al segreto bancario anche nel Liechtenstein

Il modello è quello dell'intesa siglata con la Svizzera In Ue McDonald's sospettato di evasione per 1 miliardo

Dopo la Svizzera, cade un altro paradiso fiscale: il Liechtenstein. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e il premier e ministro delle Finanze del Principato, Adrian Hasler, hanno firmato l'Accordo in materia di scambio di informazioni ai fini fiscali, che cancella il segreto bancario.

Una firma arrivata giusto in tempo, come già per la Svizzera, per dare una spinta alla voluntary disclosure , la sanatoria per il rientro dei capitali detenuti all'estero, da cui il governo si attende introiti significativi. Con la firma, infatti, il Principato esce dalla «black list», consentendo così agli italiani che detengono in maniera illegale patrimoni nel Liechtenstein di accedere alla regolarizzazione alle condizioni più favorevoli previste dalla legge: pagamento per intero delle imposte ma sanzioni ridotte.

Lo scambio di informazioni sarà per il momento su richiesta, così come con Berna, ma insieme all'accordo i ministri hanno firmato anche una dichiarazione congiunta di carattere politico con la quale i due Paesi confermano il reciproco impegno ad applicare lo scambio automatico di informazioni sulla base dello standard globale Ocse dal 2017. Un Protocollo aggiuntivo disciplina inoltre le richieste di gruppo. Con la dichiarazione congiunta, infine, Italia e Liechtenstein si impegnano ad avviare i negoziati per una convenzione contro le doppie imposizioni, una volta entrati in vigore l'accordo e il protocollo. Ora è attesa a breve anche un'intesa con il Principato di Monaco, altra classica meta dei capitali italiani in fuga. Il 2 marzo, dopo i 60 giorni previsti dal decreto sulla voluntary disclosure , è infatti fissata la dead line per eventuali accordi con i Paesi ancora in «black list». Allo studio del governo italiano ci sarebbe, inoltre, un'intesa con il Vaticano.

E anche McDonald's finisce tra i sospettati di evasione fiscale. La multinazionale del fast food - che in Europa ha 7.850 punti vendita e genera il 40% degli oltre 20 miliardi annui di fatturato del gruppo - avrebbe «deliberatamente evaso» oltre un miliardo di euro di tasse nella Ue tra il 2009 e il 2013, principalmente in Francia, Italia, Spagna e Regno Unito.

È questa la conclusione del rapporto «Unhappy Meal» condotto e pubblicato da tre confederazioni sindacali europee e americane associate alla Ong britannica «War on Want» che lotta contro la povertà. McDonald's Italia, in una nota, definisce il rapporto «totalmente inesatto» aggiungendo che «rispetta le normative vigenti e paga regolarmente le tasse in Italia».

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