Addio allo smart working, cosa cambia negli uffici della Pa

Il governo lavora per riportare in presenza i dipendenti pubblici. Resta il nodo del Green Pass, che potrebbe essere obbligatorio già da inizio ottobre

Addio allo smart working, cosa cambia negli uffici della Pa

La pubblica amministrazione dirà presto addio allo smart working. In questi giorni i tecnici del governo stanno studiando un correttivo al decreto Green Pass che sancirà il ritorno, per ora parziale, alla presenza in ufficio. Di fatto, il lavoro da remoto tornerà ad essere un'eccezione, a differenza di quanto stabilito dalle normative che si succedono dallo scorso febbraio per contrastare l'epidemia.

Ad occuparsi della gestione degli uffici pubblici di nuovo popolati saranno i singoli dirigenti, in base alle esigenze di ogni realtà lavorativa. Il primo a spingere per un ritorno diffuso in presenza è il ministro della Pa Renato Brunetta, che già ad inizio agosto, in un'intervista al Sole 24 Ore, era stato chiaro: "Da settembre la Pa deve tornare a lavorare in presenza, al massimo delle sue potenzialità, perché un Paese che cresce al 6% ha bisogno di una Pa a pieni giri". Il titolare di Palazzo Vidoni ha ribadito il concetto in diverse occasioni e ancora ieri, commentando i dati Istat sul Pil (+ 2,7% nel secondo semestre rispetto al periodo gennaio-marzo), ha sottolineato che con un ritorno al lavoro in presenza, sia nel settore pubblico che in quello privato, la crescita del Paese potrebbe essere superiore al previsto.

Il governo ha avviato l'abbandono graduale dello smart working con il decreto proroghe di aprile, con il quale sono state cancellate le percentuali minime di smart working (50%, poi salite al 60%) da garantire ai dipendenti impegnati in attività che non richiedono l'obbligo della presenza. Addio che secondo i primi monitoraggi non ha sortito effetti, visto che l'organizzazione della Pa è rimasta pressoché identica e dominata dal lavoro da remoto, anche nei rami centrali dell'amministrazione. Le modifiche in arrivo, che dovranno passare dal confronto con i sindacati, ridurranno a dimensioni più fisiologiche il lavoro da casa, comunque adottabile fino al 31 dicembre, in attesa della regolamentazione contrattuale dei rinnovi in arrivo.

Il nodo centrale resta il Green Pass: l'idea, rilanciata dal ministro della Salute Roberto Speranza, è quella di imporre già da inizio ottobre la certificazione verde ai dipendenti pubblici in presenza, come già avviene nel mondo della scuola. Di conseguenza, sarebbero necessari controlli ed eventuali sanzioni, con il rischio di un'ondata di permessi simile a quella che potrebbe investire le aule all'inizio dell'anno scolastico.

Oltre a questo, un obbligo generalizzato, dettato dal fatto che non è possibile individuare in modo rigido le categorie di addetti allo sportello, solleverebbe la necessità di armonizzare le regole con gli uffici privati, dove le condizioni, sul piano epidemico, sono uguali. Senza dimenticare le implicazioni politiche di una scelta simile.

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