Alitalia finisce di nuovo "in riserva"

Cassa vicina all'esaurimento. Lunedì un cda. Tensione tra i soci e con le banche

Alitalia finisce di nuovo "in riserva"

La storia si ripete. Ancora una volta Alitalia è alla ricerca urgente di denaro per superare una crisi di liquidità: secondo indiscrezioni non confermate la cassa finirà in questo week end. Da giorni i manager della compagnia e del partner Etihad si stanno misurando con i soci di Cai (che detiene il 51% di Alitalia) per sbloccare la situazione. Intesa e Unicredit le banche più esposte ma anche i primi soci italiani dovrebbero alla fine accordare qualcosa come 100 milioni in linee di credito. Da parte sua Etihad si accollerebbe 216 milioni di obbligazioni, ma l'operazione avrebbe valore patrimoniale e non di cassa.

Tra gli azionisti c'è tensione, considerando che i piani di Etihad non si sono avverati, e che il bilancio di quest'anno dovrebbe registrare 400 milioni di perdite operative. Etihad, vettore extracomunitario, non può procedere da sola a ricapitalizzazioni perchè non può superare il 49% del capitale, pena la perdita per Alitalia dei diritti di vettore Ue.

Un cda è convocato per lunedì. Ma vi è qualche incertezza poichè il precedente è stato rinviato all'ultimo. La presenza, o meno, di James Hogan, amministratore delegato di Etihad e vicepresidente di Alitalia, permetterà di capire il livello delle decisioni che vi verranno prese: il 2 dicembre era assente. La crisi di governo non favorisce la situazione visto che con l'esecutivo dimissionario la compagnia araba aveva trattato l'ingresso in Alitalia e una serie di decisioni connesse. Cambiare interlocutori, in un clima politico confuso, non aiuta.

I nodi principali da sciogliere, preliminari al nuovo piano industriale, riguardano le alleanze, quella con Air France-Klm, che scade il 13 gennaio, e quella Atlantica, con Air France, Klm e Delta, in scadenza nel 2022. Alitalia nella seconda è penalizzata, perchè essendo stata negoziata in condizioni di debolezza, non permette alla compagnia di giocare alla pari. La divisione dei ricavi infatti avviene secondo il «ferro», cioè gli aerei, messi a disposizione delle rotte in comune. Alitalia ne ha meno degli altri e incassa di meno (il 15% circa). Rinegoziare le quote non è facile, ma è quello che si cerca di fare, per avere più peso e aumentare i profitti. Così rientrano nelle discussioni gli altri accordi con Air France, con cui vengono operati in stretta collaborazione i collegamenti Italia-Francia. Se rottura dovesse esserci, Air France-Klm perderebbe un consistente numero di slot a Linate, prestati da Alitalia, che ne tornerebbe in possesso. Quegli slot valgono molto, perchè permettono alle compagnie di alimentare i propri hub di Parigi e Amsterdam; Alitalia potrebbe rinnovare i patti su Linate purchè cambi l'alleanza Atlantica, su cui AF e Klm hanno voce in capitolo.

Dagli esiti di queste trattative dipende buona parte del piano industriale, che negli auspici dovrebbe prevedere molte più tratte intercontinentali, con la prospettiva di aumentare la flotta di lungo raggio (si parla di 60 aerei); ma tutto dipende da che cosa si potrà fare.

Anche gli altri temi del piano rinuncia a 15 aerei di medio raggio, 2mila tra esuberi ed esternalizzazioni sarebbero una conseguenza dei nuovi scenari delle alleanze. Per questo si pensa che una decisione definitiva sarà presa più avanti, in gennaio.

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